5 Settembre 1981. Sono passati solo quarant’anni dalla cancellazione del matrimonio riparatore come atto che annullava gli effetti penali di uno stupro
Siamo abituati generalmente a un’idea romantica del matrimonio. Due persone si conoscono, si piacciono, si frequentano, vedono accrescere il sentimento l’uno verso l’altra e decidono di unirsi successivamente in un vincolo (non solo meramente giuridico).
Tuttavia, fino a non troppi anni fa, il matrimonio non aveva solo questi connotati così convenzionalmente accettati. In molte occasioni rappresentava perlopiù un patto volto a “mettere una pezza” a situazioni incresciose che, per la morale odierna, risultano addirittura grottesche.
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Il cosiddetto matrimonio riparatore fu cancellato dal nostro ordinamento solo 40 anni fa, il 5 Settembre 1981. L’articolo 544 del codice penale recitava infatti in questo modo: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”.
In poche parole, l’autore di uno stupro vedeva cancellata la sua colpa qualora avesse sposato la donna violentata. Un dolore inaudito per la vittima che diventava semplice oggetto, costretta a riparare un’offesa, una macchia nell’onore della famiglia, rea di una colpa non sua e, tuttavia, tacciata di essere una “svergognata”. Assolutamente inaudito.
L’Italia intera avrà sempre un debito nei confronti di una ragazza siciliana che si ribellò a tale assurdità. Franca Viola è stata la prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore nel nostro paese.
Nel 1965 fu rapita, violentata e percossa dal criminale Filippo Melodia, il quale organizzò la “paciata” (riappacificazione) per mettere la famiglia della giovane davanti al fatto compiuto e ottenere con la forza la sua mano.
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“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce” – questa è una delle frasi più rivoluzionarie che pronunciò Franca Viola in merito alla vicenda. In accordo con i genitori e la polizia, portò all’arresto del suo stupratore e dei complici, condannati poi a 5 anni e 2 mesi di carcere ciascuno.
Si dovette aspettare il 1981 per togliere questa norma infame dal nostro regolamento giuridico. L’8 marzo 2014, durante la celebrazione della Festa della Donna, Franca Viola è stata insignita al Quirinale dell’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano.
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