Afghanistan, proteste a Kabul: talebani imbracciano le armi e sparano

Nel corso delle proteste di piazza a Kabul, contro il Pakistan, i talebani hanno imbracciato le armi e sparato colpi in aria: cosa sta accadendo in Afghanistan.

Afghanistan
(Getty Images)

Il Pakistan deve lasciare l’Afghanistan, questo il motivo delle proteste di piazza a Kabul. Manifestazioni per nulla gradite ai talebani che, imbracciate le armi, hanno deciso di sparare colpi in aria per disperdere la folla. Stando a quanto riportano fonti locali, in strada erano scese anche molte donne. Sale l’apprensione del pianeta per il popolo afghano e l’Unicef lancia l’allarme.

Afghanistan, talebani sparano in aria nel corso delle proteste di Kabul

Islamabad avrebbe paventato l’ipotesi di fornire una mano d’aiuto ai talebani. Circostanza poco gradita al popolo afghano che è sceso in piazza per protestare.

Talebani
(Getty Images)

Stando a quanto riferisce Il Fatto Quotidiano che a sua volta cita Sky News Arabia e fonti locali, la reazione degli studenti coranici è stata immediata. Imbracciate subito le armi, avrebbero sparato dei colpi in aria per disperdere la folla.

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Le manifestazioni di piazza arrivano all’alba dell’annuncio da parte del gruppo di aver finalmente sconfitto la resistenza del Panshir. La valle era, infatti, presidiata dai ribelli per nulla intenzionati a cedere il territorio ai miliziani.

È quindi sempre più precario e preoccupante il quadro dell’Afghanistan. Non lo nasconde David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, il quale ha affermato, tramite un tweet, che i talebani starebbero reprimendo nel sangue le manifestazioni dei cittadini. Purtroppo, ha proseguito, molti afghani sarebbero rimasti privi di beni di prima necessità. Occorrerebbe aprire urgentemente un corridoio umanitario.

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Esprime la propria preoccupazione anche l’Unicef parlando di tutti quei bambini rimasti soli all’esito delle operazioni di evacuazione. In tanti sono stati separati dalle proprie famiglie. Alcuni hanno raggiunto l’Europa, altri il Qatar. Si parla di oltre trecento minori rimasti senza genitori. Un numero, con ogni probabilità, destinato a crescere.

La direttrice dell’Unicef, Henrietta Fore ha proseguito affermando – riporta Il Fatto Quotidiano– che adesso è necessario identificare tutti questi bambini e tenerli al sicuro, nonché assicurare un ricongiungimento con i propri cari. Nelle more delle operazioni, i minori dovrebbero essere accolti da parenti o quanto meno da un nucleo familiare. I centri di accoglienza dovrebbero essere presi in considerazione solo come ultima spiaggia.

Le Nazioni in cui si trovano familiari di questi bambini dovrebbero lavorare affinchè vengano snellite le procedure di ricongiungimento creando canali sicuri.

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