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Esteri

Afghanistan, il nuovo governo: premier nella lista ONU dei terroristi

A tre settimane dalla presa di Kabul, i talebani hanno accennato una parte del futuro governo guidato da Mohammad Hassan Akhund.

(Getty Images)

A 24 giorni dalla presa di Kabul, con conseguente proclamazione dell’Emirato islamico di Afghanistan, martedì 7 settembre i talebani hanno annunciato una parte del futuro governo. Il nuovo esecutivo islamista sarà guidato da Mohammad Hassan Akhund. Fondato nel 1994 dal Mullah Omar, il movimento dei talebani afghani è sempre stato avvolto in una nube di leggende e mistero, anche quando era a capo del governo tra il 1996 e il 2001. A seguire un accenno dei principali volti della nuova compagine governativa, “inclusiva” secondo le promesse degli stessi talebani.

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Un governo tutto al maschile: la preoccupazione degli USA


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La notizia arriva dalle ultime dichiarazioni del portavoce Zabihullah Mujahid in conferenza stampa. L’esecutivo all’indomani della presa di Kabul sarà tutto al maschile. Nessun volto femminile: quello dell’Afghanistan sarà un governo di soli uomini. Nessuna donna tra i nomi che andranno a formare la compagine governativa, ma molti volti sono già noti alle cronache e ai media.

La carica di premier andrà al mullah Mohammad Hassan Akhund, già leader del Consiglio direttivo dei talebani, la Rahbari Shura. Originario di Kandahar, il nuovo primo ministro afghano, il cui nome è nella lista ONU dei “terroristi o associati a terroristi è stato uno stretto collaboratore e consigliere politico del fondatore e leader supremo del movimento, il mullah Omar. Sotto il primo governo talebano è Mohammad ha ricoperto anche la carica di viceministro degli Affari Esteri, nonché quella di governatore della provincia di Kandahar, culla degli islamisti.

Il ruolo di vice andrà a Abdul Ghani Baradar. Nato nella provincia di Oruzgan e cresciuto a Kandahar, il co-fondatore dei talebani con il mullah Omar, deceduto nel 2013, è stato anche negoziatore degli accordi del febbraio 2020 con gli Stati Uniti a Doha. Come molti afghani, la sua vita è stata sconvolta dall’invasione sovietica nel 1979, evento che lo ha reso un mujaheddin (termine arabo che indica i guerriglieri islamici che praticano il jihad, la “lotta per conto di Dio“). Nel 2001, a seguito dell’intervento americano e della caduta del regime talebano, Abdul Ghani Baradar era a capo di un gruppo di insorti pronti a un accordo di riconoscimento della nuova amministrazione di Kabul: gli Stati Uniti bocciarono l’iniziativa aprendo un nuovo capitolo lungo vent’anni di guerra.

Figlio di un famoso comandante della jihad antisovietica, Jalaluddin Haqqani occuperà la carica di ministro degli Interni. Jalaluddin è uno dei tre vice capi dei talebani che il capo della potente rete che porta il nome della sua famiglia: la rete Haqqani, fondata dal padre, è stata bollata come terroristica da Washington, che l’ha sempre considerata una delle fazioni più pericolose sia per la NATO sia per gli USA negli ultimi due decenni di guerra. Il nome di Jalaluddin Haqqani è presente anche nella lista dell’FBI, ricercato per il suo coinvolgimento in attentati suicidi e legami con al-Qaeda e per l’attacco del 14 gennaio 2008 contro il Serena hotel di Kabul, dove hanno perso la vita 6 persone, tra cui lo statunitense Thor David Hesla.

La carica di ministro della Difesa andrà a Mawlawi Mohammad Yaqub, figlio del mullah Omar. Capo della potente commissione militare dei talebani, la mente di Mawlawi Mohammad Yaqub è alla base degli orientamenti strategici nella guerra contro il governo afghano.

La risposta degli Stati Uniti non è tardata: gli alti vertici di Washington hanno espresso sincera preoccupazione per le numerose “affiliazioni e precedenti” di molte personalità nominate dai talebani a formare il nuovo esecutivo afghano: “Nell’elenco dei nomi annunciati vi sono esclusivamente quelli di membri dei talebani o di loro stretti collaboratori: nessuna donna. Siamo anche preoccupati per le affiliazioni e i precedenti di alcuni di loro.”, ha rivelato un portavoce del Dipartimento di Stato.

Proteste di donne afghane contro la barbarie dei talebani (Getty Images)

Comprendiamo l’annuncio relativo alla formazione governativa come gabinetto di transizione…” – ha continuato l’alto funzionario – “ma continueremo a giudicare i talebani dalle loro azioni e non dalle parole”.

Fonte Al Jazeera

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