Una decisione che cambierà la vita di tanti studenti quella presa dall’Istituto Sassetti di Firenze, che per prima apre le porte alla comunità LGBTQUIA+.
La rivoluzione positiva parte dalle aule scolastiche, anche in Italia. Ne è splendido esempio l’Istituto professionale Sassetti Peruzzi di Firenze, che con l’inizio del nuovo anno scolastico ha deciso di prendere una decisione che cambierà la vita dei suoi studenti. Si tratta della “carriera alias”, con cui viene inaugurata la possibilità di iscriversi all’Istituto utilizzando un nome diverso da quello anagrafico. La scuola ha annunciato la novità attraverso il giornalino scolastico online, correndo incontro a tutti gli studenti transgender e alle loro famiglie.
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In Italia il dibattito sui diritti delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ purtroppo è ancora in enorme ritardo, ma proprio con le generazioni più giovani iniziano a muoversi i primi passi verso un clima più accogliente e informato. L’Istituto Sassetti Peruzzi ha voluto dimostrare ai suoi studenti e a tutto il paese di essere pronto al cambiamento, e ha introdotto una possibilità che nella stragrande maggioranza delle scuole italiane non esiste ancora. “Il nuovo regolamento”, spiega il preside Di Cuffa, “rappresenta un supporto indispensabile per aiutare chi, almeno all’interno della scuola, volesse farsi riconoscere per quello che si sente di essere, e non per come lo segnala la carta di identità”.
È stata una studentessa transgender del quarto anno a proporre per prima l’iniziativa. “Mi è stato subito chiaro che avremmo dovuto farci carico del suo problema, anche in caso di altre richieste” ha raccontato il preside. Studenti, famiglie e personale scolastico hanno accolto la decisione della scuola con ampio consenso. Contrari, invece, si sono detti diversi esponenti della politica di destra che hanno addirittura accusato il preside di aver compiuto un gesto illegale.
Il consigliere regionale del PD Iacopo Melio è stato uno dei primi a intervenire a difesa dell’Istituto e dei diritti degli studenti: “La creazione di ‘alias’ sui documenti per le persone transgender è un qualcosa che, da tempo, si inizia a vedere per poter accedere a più servizi”. Secondo Melio questa opportunità è “un aiuto non solo sociale ma anche psicologico, dal momento che convivere per troppo tempo con il proprio nome di nascita può rappresentare una vera e propria violenza per chi sta affrontando un percorso di transizione”.
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