Depressione: una dei disturbi mentali più diffusi in assoluto. In futuro un’app scaricabile sui nostri smart phone potrebbe aiutarci a riconoscerne i sintomi. Come funziona
La depressione è una malattia subdola perché spesso non vengono captati i sintomi o sono estremamente sottovalutati; inoltre, serpeggia ancora un forte pregiudizio sociale che non la fa riconoscere a molti come una vera e propria patologia debilitante.
Secondo l’Agi, nel settembre 2020, circa il 32% degli italiani ha manifestato sintomi depressivi (1/3 della popolazione totale); dati che sono andati a inasprirsi con la propagazione del Coronavirus, l’ansia e la paura legate alla crisi sanitaria e alla conseguente situazione economica che ha inflitto danni immani a numerosi settori. In Italia si registrano ogni anno circa 4000 morti per suicidio. Particolare attenzione si deve riservare anche alla fascia più giovane della popolazione, gli adolescenti, suggerendo programmi psicoeducativi a supporto della loro salute mentale.
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Il riconoscimento tempestivo di sintomi legati alla depressione e all’ansia potrebbe in futuro arrivare grazie all’ausilio di un’app scaricabile sui nostri smartphone e dispositivi digitali.
La stanno sviluppando i ricercatori dell’Università della California e della società farmaceutica Biogen, in collaborazione con Apple Inc. (secondo quanto riportato dal Wall Street Journal).
Il nome in codice del progetto è Seabreeze (brezza di mare) e si basa sulla creazione di un algoritmo in grado di raccogliere dati dal nostro cellulare (o altro dispositivo) per rilevare spie d’allarme ed elementi associabili a preoccupanti condizioni di salute mentale.
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Quali sarebbero questi dati? Espressioni del volto rilevabili tramite la fotocamera, l’analisi del parlato e del tono di voce di un utente, il ritmo e la frequenza dell’attività fisica, ma anche qualità del sonno, frequenza cardiaca e respiratoria. Uno studio pioneristico e davvero rivoluzionario che potrebbe aiutare milioni di persone nel mondo ma il cui spauracchio potrebbe essere la violazione della privacy.
Lo sviluppo è ancora in fase embrionale, bisognerà vedere come la Apple garantirà i diritti dei propri utenti. Tuttavia, il colosso con base a Cupertino sostiene che tutte le informazioni recuperate non saranno mai condivise con i propri server.
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