Ben 38 aerei militari cinesi avrebbero fatto incursione nei cieli di Taiwan il 1° ottobre scorso: non una data qualunque.
Il 1° ottobre in Cina ricorre la Festa della Repubblica e quale miglior momento, ha pensato il Dragone, per ricordare a Taiwan la sua appartenenza a Pechino? Proprio in occasione dei festeggiamenti, infatti, ben 38 caccia battenti bandiera rossa, sono entrati nello spazio aereo dell’Isola per sottolineare la propria supremazia.
Sale, dunque, la tensione con l’ennesimo atto di prepotenza che segue la richiesta avanzata da Taiwan, in concomitanza con la Cina, di entrare a far parte del CpTpp – l’accordo di libero scambio nel Pacifico-.
“La Cina è stata arbitrariamente coinvolta in un’aggressione militare – riporta Il Sole 24 Ore- con grave danno per la pace regionale”, è questo il commento di Su Tseng-chang premier di Taiwan dopo l’incursione aerea nei suoi cieli da parte di Pechino.
Un atto, l’ennesimo, di prepotenza della Cina che sceglie una data pregna di significato per il Paese, che la sfrutta per ricordare all’Isola la sua appartenenza al Dragone. L’1 ottobre ben 38 caccia militari battenti bandiera rossa, hanno fatto incursione nei cieli di Taiwan invadendo la zona della difesa aerea. Un modo, quindi, per rimarcare la sua supremazia e “rimettere in riga” quelli che ad oggi vengono definiti come dissidenti.
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Pechino, sul punto non arretra, sfidando a viso aperto anche gli Stati Uniti che se dovessero far stazionare le proprie truppe a Taiwan verranno “schiacciati con forza”. Questo perché, riporta Il Sole 24 Ore, la Cina lo considererebbe come una violazione dell’accordo siglato nel 1979 a mezzo del quale vennero istituite relazioni bilaterali contro l’Unione Sovietica. In sintesi è come se gli Usa dichiarassero guerra a Pechino.
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Ma Taipei continua a cercare appoggio nel Paese d’oltreoceano già in crisi per la questione afghana. Un momento delicato per gli States che adesso si trovano ad affrontare l’ennesima ardua scelta.
Attualmente Joe Biden sembrerebbe propenso a non lasciare indietro Taiwan ed a voler porgere la sua mano d’aiuto. Purtroppo, però, resta da capire se effettivamente optare per questa politica non vada ad incrinare drasticamente i rapporti con Pechino, già giunti ai ferri corti.
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