Prosegue inarrestabile l’eruzione del vulcano a La Palma, nell’arcipelago spagnolo delle Canarie. L’ultimo bollettino è drammatico.
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Non si arresta l’eruzione del Cumbre Vieja. A quasi un mese dalla prima eruzione, domenica 19 settembre, il vulcano continua la sua attività alternando fasi esplosive a quelle più moderate, tipiche delle fasi effusive. Silente dal 1971, il vulcano dell’arcipelago spagnolo delle Canarie prosegue la sua cavalcata lavica oltreoceano, plasmando sensibilmente la mappa dell’isola di La Palma.
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Eruzione Cumbre Vieja: l’ultimo aggiornamento
Our #RapidMappingTeam has released its 1️⃣9⃣th updated product for #LaPalma🇪🇸#CumbreVieja eruption using a radar image acquired on 12 October at 06:50 UTC
▶️Extent of the🌋lava flow: 656 ha (+86.4 ha in 43h)
▶️1,458 destroyed buildings🏠detected (+135) pic.twitter.com/0CnvSlF8BI— Copernicus EMS (@CopernicusEMS) October 13, 2021
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Continua inarrestabile la cavalcata di Cumbre Vieja, la cui lingua di lava, ghiotta di aria, acqua e terra, reitera senza sosta la sua imprevedibile corsa dalle gole del vulcano all’oceano. I danni sono ingenti, tanto nell’atmosfera quanto sulla terraferma. In alto, le nubi di di anidride solforosa hanno invaso la volta iberica: il danno delle ceneri è tale da aver recentemente costretto gli aeroporti a sospendere per la seconda volta i voli per l’intera giornata. Secondo le fonti ufficiali, l’emissione di polvere vulcanica aveva già raggiunto i 3000 metri di altezza una settimana fa, in direzione nord-est.
Ancor più grave, da quanto si apprende dagli aggiornamenti, l’eruzione sta progressivamente alterando la mappa dell’isola. Gli ultimi dati sono sconcertanti: i 422 ettari inghiottiti sono oggi aumentati a 656. La cifra trova conferma nelle dichiarazioni più recenti del sistema europeo Copernicus. L’ultimo aggiornamento pubblicato su Twitter riporta la foto della modifica dell’isola. Riguardo ai danni alle infrastrutture finora si contano almeno 1400 edifici distrutti. Stando a quanto si legge nel rapporto ufficiale, la colata lavica più significativa è stata registrata domenica 10 e martedì 12 ottobre, con la localizzazione della lava più a nord rispetto all’epicentro in escandescenza.
La corsa verso aree limitrofe finora risparmiate ha costretto l’avvio alle operazioni d’emergenza con l’evacuazione di altre 700/800 persone, in aggiunte alle 6.000 già sfollate sin dalla prima eruzione.
Secondo le stime dal direttore esperto dell’unità specializzata nelle emergenze Miguel Angel Morcuend, l’attività vulcanica proseguirà per almeno tre mesi.
Fonte Diario de Noticias