La sparatoria è esplosa durante la protesta contro il giudice Tariq Bitar, incaricato dell’inchiesta della maxi esplosione del porto di Beirut.
Nuovi disordini scuotono Beirut: la capitale libanese è ripiombata nel caos. È successo questo giovedì 14 ottobre, durante la degenerazione di un movimento di protesta. La manifestazione, presieduta dai due gruppi sciiti Hezbollah e Amal, ha marciato contro il Palazzo di Giustizia locale, inveendo grida contro il giudice Tariq Bitar, incaricato sull’inchiesta della maxi esplosione del porto di Beirut; una vera catastrofe che ha costretto il governo locale a proclamare in città lo stato di emergenza di due settimane.
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La deflagrazione è scoppiata lo scorso 4 agosto 2020 nell’area del porto della capitale libanese: erano circa le 18:08 locali al momento dell’esplosione. Il bollettino fu drammatico: 214 vittime e 7000 feriti. I danni si sono estesi anche alle infrastrutture limitrofe: secondo le stime del governatore di Beirut Marwan Abboud, sono state almeno 300 000 le persone rimaste sfollate a causa della catastrofe, circa i 2/3 della popolazione.
La protesta di questa mattina arriva dopo l’ultimo rigetto della Corte di Cassazione, che ha respinto le denunce degli ex ministri contro il giudice Tareq Bitar, mittente del mandato d’arresto nei confronti di Ali Hassan Khalil, ex ministro della Salute e soprattutto delle Finanze e membro e braccio destro del leader del movimento Amal Nabih Berri. La manifestazione ha pertanto gridato al dissenso di fronte al Palazzo di Giustizia, lungo l’ex linea che separa le due realtà sciite di Dahyeh e di Chiyah dalle comunità cristiane di Furn el Chebbak e Ain el Remmaneh.
In seguito, lo scoppio di una vera scena di guerra: forti spari ed esplosioni sono echeggiati non lontano dal tribunale, dove si erano radunati un centinaio di manifestanti vestiti di nero. Secondo quanto riportano le fonti ufficiali dell’esercito locale, gli scontri a fuoco sono stati innescati da alcuni spari partiti dal tetto di un palazzo ad Ain el Remmaneh: i colpi miravano la testa dei manifestanti sciiti, i quali, uniti in protesta già armati, non hanno tardato a rispondere. La notizia collima con le informazioni rilasciate dalla Croce Rossa libanese citata dai media locali, la cui fonte conferma la presenza sui tetti di alcuni uomini armati non identificati e diversi “cecchini”.
Il bollettino provvisorio segna almeno 6 vittime e una trentina di feriti.
Negli scontri si contano anche due granate esplose nei pressi della rotonda Tayyoune, dove i manifestanti sciiti di Amal hanno aperto il fuoco contro l’esercito locale.
Fonte APNews
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