Da oggi è entrato in vigore l’obbligo di Green Pass per i lavoratori: nonostante le proteste il Premier Draghi non cede, no ai tamponi gratuiti.
Dispensare gratuitamente tamponi per tutti i lavoratori che hanno deciso di non vaccinarsi sarebbe una immane spendita di denaro. Il costo di una decisione del genere graverebbe sulle casse dello Stato almeno 500 milioni di euro al mese. Il Premier Mario Draghi, nonostante le proteste, sul punto sembra inamovibile: esclusa l’ipotesi di tamponi gratis.
Costerebbe troppo alle casse dello Stato accollarsi i costi dei tamponi di tutti quei lavoratori che hanno deciso di non vaccinarsi. Per questo motivo, riporta la redazione di Qui Finanza, il Presidente del Consiglio Mario Draghi sul punto sarebbe fermo e non intenzionato a compiere passi indietro.
Da oggi, venerdì 15 ottobre, ed almeno fino al 31 dicembre 2021 vigerà l’obbligo per i lavoratori di possedere il Green Pass, e, chiunque decida di non vaccinarsi, dovrà sottoporsi a tampone ogni 48 ore.
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L’unica ipotesi sul tavolo del Governo sarebbe quella di concedere un credito di imposta fino al 50% per le aziende che decidono di accollarsi i costi dei test dei propri dipendenti. All’interno della Faq del Governo, riporta Qui Finanza, si legge che ogni amministrazione/utenza è libera di organizzare controlli rispettando l’attuale normativa in materia di privacy. I datori di lavoro potranno scegliere anche le modalità con cui effettuare i controlli – ammessi anche a campione- facendo in modo per quanto possibile che avvengano al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro. Il datore di lavoro, tramite formale delega, potrà anche nominare un soggetto preposto al controllo.
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Il lavoratore non in possesso del certificato, se in forza ad un’azienda con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata sarà sospeso senza percepire lo stipendio, nonché altre componenti della retribuzione.
Nel caso in cui, un dipendente dovesse accedere senza il possesso del Green Pass, il datore di lavoro deve avvisare la Prefettura per la comminazione della sanzione. Il datore di lavoro che, invece, non provvede alle verifiche rischierà un’ammenda dai 400 ai 1.000 euro.
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