La trasmissione satirica di Canale 5 ieri sera è tornata con un nuovo servizio che demolisce l’ultima proposta Rai sul pagamento del canone annuale.
Si sa che tra rete privata e pubblica non c’è mai stato buon sangue, e ogni qual volta ci si può fare lo sgambetto tutto è lecito. Ieri sera è arrivato il nuovo sollecito da parte di “Striscia la Notizia” verso proprio una nuova proposta che sta facendo infuriare i telespettatori nelle ultime ore.
L’inviato di “Striscia” Pinuccio è tornato con la rubrica “Rai Scoglio 24” per occuparsi di una nuova possibile iniziativa della tv pubblicata promossa qualche giorno fa dall’ad Rai Carlo Fuortes. Vediamo di che si tratta.
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“Striscia” non ci sta: all’appello mancano 15 milioni di euro
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Fuortes ha infatti dichiarato che il “canone è incongruo” e in Italia si paga troppo poco rispetto la proposta offerta agli utenti. Per lui la giusta soluzione sarebbe chiedere il canone anche a chi guarda i programmi Rai su smartphone e tablet.
Pinuccio allora spiega che forse la soluzione primaria sarebbe recuperare i 15 milioni di euro presenti già da tempo nelle casse delle compagnie elettriche. Un’opzione che forse la Rai ed il suo ad non hanno ancora preso in considerazione.
La spiegazione è molto semplice come viene rivelata in puntata: moltissimi italiani pagano il canone Rai direttamente in bolletta, ma molto di questi soldi “restano bloccati” nelle casse delle società elettriche che ottengono anche gli interessi sull’operazione.
Si tratta di un dato agghiacciante che era già stato sollevato lo scorso 22 giugno dall’ex direttore canone e beni artistici della tv pubblica Nicola Sinisi durante un’audizione in Vigilanza.
“Se la Rai non guarda alle aziende elettriche commette un errore micidiale. Parliamo di cifre importanti in cui i ritardi di riversamento sono sistemici”. Risponderà ora la tv di Stato a tale provocazione venendo incontro ai suoi contribuenti?