Le previsioni iniziali di Miguel Angel Morcuend si stanno avverando: a un mese dall’eruzione, il vulcano è più attivo che mai.
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Non si arresta la paura a La Palma. Dalla prima eruzione, risuonata alle 15:12 di domenica 19 settembre, il Cumbre Vieja continua la sua corsa di lava, irrorando il territorio e l’oceano dell’arcipelago spagnolo. Silenzioso dal 1971, il vulcano prosegue la sua attività, la cui avanzata sta progressivamente preoccupando ricercatori e scienziati. I dati rilevati sono tutt’altro che rassicuranti: la colata lavica, attiva nella sua cavalcata, ha ormai irrorato anche l’area urbana di La Laguna, quartiere di circa 1.200 abitanti.
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Dopo una giornata di relativa tregua, le lingue laviche del vulcano di La Palma hanno ripreso il loro ritmo. La bandiera rossa si estende dal centro del quartiere di La Laguna, a Los Llanos de Aridane, e in una località a circa 100 metri dal mare, al confine con il comune di Tazacorte: in caso, il governo procederà con un nuovo isolamento forzato. Le terre e i futuri raccolti andati in cenere riguardano soprattutto campi di banane e coltivazioni di avocado.
L’informazione trova conferma nell’ultimo aggiornamento riportato dai notiziari spagnoli, le cui fonti precisano che il pericolo risiede principalmente nell’andamento di due colate laviche. La prima, denominata corsia 8 dall’Unità Militare di Emergenza, è responsabile della distruzione del supermercato SPAR di La Laguna: la lingua di lava ha raggiunto questo pomeriggio anche la stazione di servizio del quartiere. La seconda, denominata corsia 10, si sta dirigendo verso la scuola locale.
Continuano le operazioni di soccorso ed evacuazione; tuttavia, come ha ricordato il presidente delle Isole Canarie, Ángel Víctor Torres, qualsiasi sforzo è vano nei confronti della natura. L’esecutivo ha assicurato i residenti promettendo di fare “ciò che è umanamente possibile, quasi l’impossibile“, per ridurre i danni causati dall’eruzione. “Possiamo combattere il Covid con i vaccini […] possiamo combattere gli incendi con il supporto di mezzi aerei e terrestri, ma non possiamo impedire la corsa lavica.” – ha ricordato il politico spagnolo. – “Non c’è soluzione: non possiamo cambiare il corso della natura. Siamo in balìa del vulcano.“
Secondo le stime del sistema europeo Copernicus, sono più di 811 gli ettari di terreno danneggiati dalla lava; mentre salgono a 2.000 le infrastrutture distrutte.
Fonte Publico.es
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