Primo pianeta situato al di fuori della nostra galassia: la scoperta è stata possibile grazie al telescopio spaziale a raggi X Chandra.
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— Martin Oaks (@txcremations) October 27, 2021
Nuova scoperta per la NASA, questa volta oltre i confini della nostra galassia. La notizia è stata annunciata dalla stessa agenzia, la cui fonte precisa l’esistenza di evidenti segnali di un esopianeta al di fuori della Via Lattea. Stando a quanto si apprende dalla fonte ufficiale il nuovo mondo è davvero lontano: secondo le stime dichiarate dalle autorità, il corpo celeste dista almeno 28 milioni di anni luce di distanza dalla Terra.
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Il nuovo esopianeta: dimensioni simili a Saturno
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L’informazione collima con le ultime notizie riportate dai media internazionali, le cui fonti precisano che la nuova osservazione è stata resa possibile grazie al telescopio spaziale a raggi X Chandra. Secondo quanto si legge nel comunicato ufficiale, l’esopianeta ha dimensioni imponenti, più o meno simili a quelle di Saturno, e orbita attorno a una stella nella galassia Messier 51, conosciuta anche come galassia “vortice”. Il pianeta extrasolare è solo l’ultima di una lunga di scoperte. Tra queste si contano quasi 5 mila pianeti orbitanti attorno a stelle. A differenza dell’ultimo esopianeta, questi corpi celesti sono stati tuttavia localizzati all’interno della Via Lattea. La sorpresa è recentissima: si tratta del primo esopianeta al di fuori del nostro sistema solare a essere stato osservato finora.
La Nasa ha evidenziato che non c’è nulla di certo sulla recente scoperta: l’osservazione si basa solo sull’interpretazione dei dati ottenuti dalla proiezione del telescopio spaziale Chandra. Bisognerà aspettare almeno 70 anni per averne piena conferma, quando l’oggetto celeste si esibirà di nuovo davanti ai raggi X, completando la sua rivoluzione. “Stiamo cercando di scoprire un mondo completamente nuovo, cercando pianeti candidati alle lunghezze d’onda dei raggi X, una strategia che rende possibile di scoprirli anche in altre galassie.“, ha precisato in una nota Rosanne Di Stefano, docente di astronomia al Center for Astrophysics presso l’Harvard & Smithsonian di Cambridge, nel Massachusetts.
Il recente studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica online Nature Astronomy.
Fonte CNN