Il film “Yara” in visione da domani è avvolto tra polemiche e critiche. Pietro Valsecchi risponde alle accuse dell’avvocato della famiglia Gambirasio
Domani sarà il grande giorno. Il film “Yara” arriva su Netflix e le polemiche intorno a questo lavoro realizzato dal Pietro Valsecchi e dalla sua Taodue non si placano. Più volte se ne è parlato già in passato ma ora che sul piccolo schermo stanno per arrivare le immagini che raccontano uno degli omicidi più efferati e crudi degli ultimi anni, la querelle si riaccende.
Pietro Valsecchi, produttore del film, alla sua prima collaborazione con Netflix, ed il legale della famiglia della tredicenne di Brembate, Yara Gambirasio, riportano pareri discordanti. I genitori di Yara non parlano ma fanno sapere che non c’è stata nessuna collaborazione con il regista del film Marco Tullio Giordana.
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“Yara”, Pietro Valsecchi risponde alla famiglia
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“Non c’è stato nessun accordo, nulla”. Questa la gelida affermazione di Andrea Pezzotta, legale della famiglia Gambirasio, a Fanpage.it circa la realizzazione da parte di Pietro Valsecchi del film che racconta la dolorosa vicenda della morta della giovane Yara Gambirasio.
“La famiglia lo ha scoperto a cose fatte, solo dopo hanno fatto una telefonata a me, ma a film già confezionato – ha fatto sapere l’avvocato dei Gambirasio – Il film non l’ho neanche visto. I Gambirasio non hanno rilasciato alcuna dichiarazione, non lo fanno in altre circostanze figuriamoci in una situazione del genere”.
I fatti non stanno proprio così a detta di Pietro Valsecchi che a La stampa ha raccontato una storia molto diversa. Il produttore, infatti, ha specificato di aver telefonato più volte all’avvocato della famiglia Gambirasio. In un primo momento durante la scrittura del film ricevendo un no alla collaborazione e, successivamente alla fine del montaggio, per capire se i genitori della tredicenne avessero cambiato idea.
Per Valsecchi “le polemiche sono inevitabili quando si parla di storie realmente accadute” ma ha ribadito che i fatti riproposti nel film seguono le carte processuali: “abbiamo valutato e ponderato ogni scena e Marco Tullio Giordana si è dimostrato la persona più esperta e capace per raccontare una storia di questo tipo”.
Nella querelle è intervenuto anche l’avvocato di Massimo Bossetti che ha fatto sapere che il film si fonda su “informazioni non veritiere” ma Valsecchi ha la risposta pronta anche per lui.
“Il film si è basato su una scrupolosa lettura delle carte processuali e della documentazione di quanto è accaduto – ha precisato ulteriormente – Ho il massimo rispetto per la difesa, ma non so proprio cosa avrebbe potuto dirci di più l’avvocato Salvagni”.