C’è tensione in Libia, il ministro degli Esteri Najla Al-Mangush sarebbe stata sospesa e sottoposta a divieto di lasciare il Paese: cosa sta accadendo.
Tensioni all’interno del Governo libico. La ministra degli Esteri Najla Al-Mangush è stata sospesa dal Consiglio presidenziale il quale le ha anche imposto il divieto di lasciare il Paese. Una notizia che scuote la comunità internazionali considerato l’imminente conferenza proprio sulla Libia che si terrà a Parigi la prossima settimana.
Il motivo del provvedimento? La Al-Mangush sarebbe accusata di presunte “violazioni amministrative“.
Non tutti sarebbero stati concordi nella sospensione, in primis il primo ministro libico Abdul-Hamid Dbeibah, il quale si sarebbe opposto alla decisione del Consiglio presidenziale.
Eppure per quest’ultimo le accuse sarebbero troppi forti. La al-Mangoush sarebbe rea di aver condotto una politica estera autonoma senza alcun tipo di intesa con la presidenza.
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Nello specifico, riportano fonti locali e la redazione di Repubblica, la ministra sarebbe indagata per “aver intrapreso iniziative di politica estera, che riguardano la sovranità nazionale, senza consultarsi con il governo“.
La prima ministra degli esteri donna del governo libico da tempo era ormai nel mirino delle fazioni filoturche. E ciò è iniziato ad avvenire quando erano partiti gli inviti alle truppe di Ankara di lasciare la Libia. Proprio quelle milizie che la scorsa estate avevano fornito il proprio supporto a Tripoli quando stava per essere presa da Khalifa Haftar, personalità vicina alla Ministra. La colpa della Mangoush sarebbe stata quella di non aver spinto con la stessa veemenza anche per la cacciata dei mercenari russi del gruppo Wagner, che invece sostenevano proprio il comandante cirenaico.
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La decisione di sospendere la Ministra, in ogni caso, avrà delle ripercussioni sulla politica estera. In particolare si attende adesso il parere delle forze d’occidente che sin da subito avevano sostenuto la Mangoush.
In particolare, riporta La Repubblica, gli Stati Uniti il cui ambasciatore Richard Norland, a spada tratta la difese offrendole il massimo supporto ritenendo il messaggio lanciato non ambiguo. Anzi, giusto e sacrosanto in quanto diffuso al fine di difendere la sovranità della Libia.
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