Centri detentivi sotto stretta sorveglianza, filo spinato e torri di controllo: le riprese pubblicate da “Guanguan” sono chiare.
Nuove prove sulla presunta repressione degli uiguri da parte della Cina. Il documentario, dalla durata di circa 20 minuti, mostra chiaramente la presenza di centri detentivi, mura cinte da filo spinato e torri di controllo nel territorio autonomo di Xinjiang, nel nord-ovest del Paese. Il video pubblicato in rete da “Guanguan”, pseudonimo di un residente locale, risale al 2020 e documenta l’effettiva esistenza di aree destinate all’internamento del gruppo turcofono di etnia islamica. Stando a quanto si apprende dalle fonti locali, all’interno dei campi di concentramento sono reclusi almeno 1,8/2 milioni di uiguri. A seguire il video.
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Cina accusata di genocidio: il video di Guanguan
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Località assolutamente vietate a giornalisti e stranieri, questi centri detentivi hanno acceso la curiosità di un giovane residente locale. Nel 2020 il giovane, conosciuto sul web come “Guanguan“, ha deciso di sfidare le normative recandosi nella regione amministrativa dello Xinjiang per avviare la sua inchiesta personale. Munito di telecamera, il ragazzo è riuscito a catturare immagini significative: il suo documentario è stato pubblicato su Youtube solo lo scorso mese. “A causa delle restrizioni imposte dalle autorità cinesi, i giornalisti stranieri non possono accedere allo Xinjiang. Io posso.”, conferma “Guanguan” nella testimonianza multimediale del 5 ottobre 2021.
Secondo quanto riferisce il Courrier International, per realizzare il suo video, “Guanguan” avrebbe utilizzato una mappa riprodotta dagli esperti dell’Australian Strategy Policy Institute (Aspi), pubblicata su Buzzfeed. Stando a quanto si apprende dalla fonte ufficiale, il giorno delle riprese, il ragazzo, accompagnato dall’autista, è riuscito a localizzare le aree segrete ed è andato a indagare di persona per raccogliere prove empiriche inconfutabili circa l’esistenza dei centri di detenzione degli uiguri e di altre minoranze musulmane. “Sono rimasta davvero stupita quando ho visto questo video.“, ha commentato Alison Killing, architetto e analista geospaziale che ha collaborato alla ceazione la mappa. “La prima cosa da evidenziare è sicuramente l’immenso coraggio di questo ragazzo.”
La Cina nega e sostiene che i campi siano in realtà delle scuole di rieducazione e formazione professionali.