Afghanistan: niente attrici nelle fiction e velo anche per le giornaliste

Il regime talebano strozza sempre di più i diritti delle donne. Le nuove normative sono state annunciate questa domenica (21 novembre).

È ufficiale: in Afghanistan niente più attrici nelle fiction. La normativa è inoltre affiancata dall’estensione dell’obbligo del velo anche a giornaliste e presentatrici. Il nuovo regolamento è stato comunicato reso noto ai media questa domenica (21 novembre) dal ministero. Stando a quanto si apprende dalla fonte ufficiale, alla base della rigida restrizione vi sarebbe lapromozione della virtù e la prevenzione del vizioall’interno della comunità. Conseguenza? Pulizia dei volti femminili dal grande schermo. Ancora vittime dell’ennesimo taglio ai loro diritti, le donne sono totalmente piegate alle violenze del regime talebano. Radiate dalla vita socio-politica e culturale del Paese, l’unica loro parte visibile – gli occhi – vede un velo, sempre più buio, posarsi di peso sulle loro libertà.

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Regime talebano e divieti: non è la prima volta

 

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Le televisioni devono evitare di mostrare soap opera, fictions e serie tv con volti femminili.”, ha avvertito il ministero talebano nella dichiarazione ufficiale diffusa domenica 21 novembre. Oltre alla restrizione del grande schermo, il comunicato precisa nuove restrizioni da estendere nella sfera socio-politica. Tra queste spiccano la limitazione dei programmi “contrari ai valori islamici e afghani”; o ancora il divieto di trasmissioni che insultano la religione con immagini “del profeta e dei suoi compagni”. Tra i punti si ricorda che l’obbligo di indossare il velo, lo hijab islamico, vale anche per le giornaliste e professioniste dell’informazione in servizio.

È la prima volta che il governo talebano prende in mano il regolamento dei mass media del Paese a partire dalla presa di Kabul. Gli alti funzionari del regime precisano il carattere religioso alla base delle severe restrizioni; quest’ultime da intendere non come normative, bensì come dogmi necessari per favorire la “promozione della virtù“, nonché garantire la “prevenzione del vizio” all’interno della comunità. “Queste non sono regole, ma linee guida religiose.”, ha precisato il portavoce del ministero Hakif Mohaji all’Agence France Presse (AFP). Eppure, se si guarda attentamente alla storia dell’Afghanistan; questa non è assolutamente la prima volta.

Talebani
(Getty Images)

Durante il governo 1996 – 2001, i talebani avevano vietato cinema, televisione e tutti gli spettacoli ritenuti immorali.

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