Soccorsa troppo tardi, la 38enne non ce l’ha fatta: la migrante, originaria della regione del Kurdistan, è morta in un ospedale della Polonia.
“Avin Irfan Zahir odeszła w wieku 38 lat, po długiej walce personelu szpitala w Hajnówce o jej życie. Osierociła pięcioro dzieci, które razem z tatą przebywają w ośrodku dla uchodźców”https://t.co/NGnn3IVHrO
— Culturovo (@culturovo) December 5, 2021
Tragedia al confine tra Polonia e Bielorussia. Continua ad acuirsi la situazione sulla linea di frontiera tra i due Paesi, tra filo spinato e temperature sotto lo zero; in quel territorio di nessuno se non della crisi umanitaria ormai stanziata da mesi. L’aggiornamento delle condizioni sul confine polacco-bielorusso riportano la drammatica notizia del decesso di una donna di nazionalità curda. Soccorsa troppo tardi, la paziente, 38 anni e incinta, non ce l’ha fatta ed è morta in un ospedale della Polonia. Lei è una delle tante vittime bianche, decedute a causa dell’indifferenza generale.
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Avin Irfan Zahir, la migrante incinta morta per setticemia
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Resta alta la tensione alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, dove da mesi sono bloccati oltre 4000 migranti irregolari, stanziati sul territorio di confine nella speranza di poter accedere all’Europa. Invano: senza viveri e con temperature sotto lo zero, la folla indistinta resta ancorata alla terra di nessuno. L’ultimo aggiornamento riferito dai principali media internazionali riporta il decesso di Avin Irfan Zahir, anche lei scappata dal proprio Paese per sfuggire alla repressione in patria e chiedere nuovo asilo. Stando a quanto si apprende dalle fonti ufficiali, la 38enne, originaria della regione del Kurdistan, è deceduta per setticemia. La donna avrebbe contratto la malattia dal feto che portava in grembo.
Lo scorso 11 novembre, la paziente è stata trasferita d’urgenza nell’ospedale di Hajnowka, nel nord-est della Polonia. Soccorsa troppo tardi, non ce l’ha fatta: stravolta dal raffreddore e dalla stanchezza, la 38enne curda, proveniente da Duhok e madre di cinque figli, si è spenta il 3 dicembre, durante la gravidanza e dopo 25 giorni di coma. La sua triste storia è stata testimoniata da Fundacja Dalog, un’associazione umanitaria cattolica che da tre mesi è all’attivo per garantire soccorso ai migranti al confine polacco-bielorusso. I sanitari del nosocomio hanno precisato che il feto era già morto da una ventina di giorni.
Il feto è stato sepolto in un cimitero musulmano polacco a Buhoniky.