Fermo per tre anni, il disegno di legge è finalmente arrivato a Montecitorio per le discussioni intavolate per lunedì 13 dicembre.
Dopo 3 anni di attesa, la Camera riapre la questione del suicidio assistito e avvia la discussione del DDL sul fine vita. Il disegno di legge è approdato questo lunedì 13 dicembre a Montecitorio, ma l’Aula era pressoché deserta.
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Rimasto fermo per tre anni, il disegno di legge sul Suicidio assistito è finalmente giunto a Montecitorio. Atteso e sollecitato dalla stessa Corte costituzionale dopo la sentenza del 2018, il DDL sul fine vita è approdato in aula lunedì per l’avvio alle discussioni intavolate per il 13 dicembre. Sollecitato da anni dalla stessa Consulta, il disegno di legge è stato tuttavia accolto da un numero esiguo di parlamentari: poco più di 25 dietro i banchi. La scarsa partecipazione è ormai consuetudine per gli eletti che il lunedì rientrano nella capitale e raramente partecipano ai lavori, specialmente se non sono previste votazioni; ancora, la loro assenza è spesso dovuta ad altri impegni in commissione. “Un vero danno” – ha riferito Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – “un danno che il Parlamento infligge a se stesso.”
L’Associazione, a favore della libertà di ricerca scientifica per l’affermazione delle libertà civili, chiede urgenti modifiche di un testo già annacquato. Ciononostante, guardando alla situazione attuale i tempi di attesa per la revisione antidiscriminatoria sono ancora lunghi. Sull’accaduto si è espresso anche il deputato del Misto Trizzino: “Se le telecamere inquadrassero la nostra Aula, si vedrebbe quanto siano pochi ad assistere al nostro dibattito”; un atteggiamento che contrasta di fronte a un milione e 200mila cittadini che in soli tre mesi hanno sottoscritto il referendum per l’eutanasia legale. L’aula della Camera deserta dimostra ancora una volta quanto la politica italiana sia indifferente di fronte a un tema essenziale per l’affermazione del diritto all’autodeterminazione individuale.
Il DDL sancisce non punibile il fine vita se praticato autonomamente dal paziente. Il suicidio medicalmente assistito è pertanto una pratica altra rispetto all’eutanasia, che prevede invece una parte attiva da parte del personale medico-sanitario.
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