A 25 anni dal delitto di Nada Cella, la soluzione del caso sembra sempre lontana. La mamma non si arrende e cerca ancora la verità.
A 25 anni dal delitto di Nada Cella, la soluzione del caso sembra sempre lontana. Oggi ospite da Federica Sciarelli a Chi l’ha visto ci sarà Silvana Smaniotto, mamma della ragazza uccisa a Chiavari 25 anni f nello studio del commercialista Marco Soracco, dove lavorava come segretaria. Un caso irrisolto e ancora tante domande senza risposta: è il tragico epilogo di 25 lunghissimi anni, un vero ergastolo di dolore per la madre della vittima.
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Delitto di Nada Cella: 25 anni alla ricerca della verità
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Secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, le primissime risposte potrebbero arrivare nei prossimi mesi. Stando a quanto si apprende dalla fonte ufficiale, il primo responso scientifico sul delitto irrisolto di Nada Cella arriverà solo agli inizi di febbraio, solo dopo previo deposito in procura della maxi consulenza da parte del genetista esperto Emiliano Giardina, lo stesso esperto che riuscì a risolvere il caso di Yara Gambirasio isolando Ignoto 1. La consulenza si baserà sui risultati di 20 reperti rinvenuti tra le mura dell’ufficio di via Marsala, dove il 6 maggio 1996 fu commesso l’atroce omicidio della giovane segretaria.
Secondo quanto si trapela dalla fonte, lo specialista sta ispezionando diversi oggetti appartenuti a Nada Cella e suoi diversi campioni di sangue isolati all’epoca per rilevare ulteriori tracce di DNA utili all’inchiesta. L’ipotesi dei magistrati di Genova avanza la collocazione sulla scena del crimine di Annalucia Cecere, ex insegnante e attualmente sotto indagine per omicidio volontario a seguito della riapertura del caso. Il lavoro del genetista sarà affiancato da quello di altri specialisti dell’ERT della polizia scientifica, intenti ad accertare se le tracce di DNA rilevate nel sottosella dello scooter Piaggio Free blu dell’indagata appartengano alla vittima o alla maestra 53enne.
I tempi di attesa sono ancora lunghi: lo hanno riferito i funzionari del nono piano del palazzo di giustizia. La domanda predominante al momento è la seguente: come si è giunti al sequestro del mezzo solo 25 anni dopo? L’azione è stata possibile grazie al ritrovamento fortuito dell’informazione in dei brogliacci dell’epoca che collocano senza dubbio l’ex docente in sella a un motorino la mattina del femminicidio. Ipotesi confermata qualche mese dopo dalla telefonata anonimo di una testimone che ha confessato di aver visto Cecere sotto lo studio dove si consumò il delitto. La donna è stata colta “mentre cercava di infilare qualcosa sotto al motorino”.
Parte delle indagini sono concentrate sulla donna rimasta fino ad oggi nell’anonimato, le cui identità e testimonianze potrebbero rivelarsi nodali ai fini del processo indiziario nei confronti dell’indagata.
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