L’attrice ha rivelato particolari privati delle sue relazioni passate in un’intensa intervista rilasciata al Corriere della Sera.
La fama che precedere l’attrice de “Le età di Lulù” perdura negli anni ed è innegabile quanto il suo fascino magnetico continui a catturare chiunque intorno a lei.
La compagna di Claudio Amendola dopo oltre tre anni di riserbo legato alla malattia invalidante che l’ha colpita – la cistite interstiziale – torna a parlare e a svelare cosa ha passato in questo lungo periodo oscuro della sua vita.
“È durata tre anni la fase acuta, non ne sono fuori e non si guarisce: impari a gestirla e a non provocarla in modo che non sia invalidante”, ha svelato Francesca Neri intervistata dal Corriere della Sera. L’attrice ha rivelato che molte volte ha pensato al suicidio, troppo forte il dolore da accettare.
Oggi l’attrice è tornata anche con una nuova pubblicazione editoriale firmata da Rizzoli, “Come carne viva”, in cui non racconta solo l’interminabile sofferenza della malattia, ma anche il mutato rapporto con il marito in questi anni e la sua accettazione come donna.
L’attrice in questi anni ha dovuto reinventarsi la sessualità con il proprio compagno e ha dovuto provare ad accettarsi come donna a tutto tondo proprio mentre la malattia prendeva pieno possesso di lei.
Nel libro Francesca parla di questo e di molto altro, si tratta di una “autogeografia dell’anima” a tutto tondo che ha scavato dentro di lei come mai nessuno prima. Si parla anche di sentimenti e tradimenti, un aspetto che ha sempre schivato prima di conoscere Claudio.
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“Quando le emozioni oltrepassavano il livello di guardia, o scappavo o tradivo. Una tattica difensiva. Sono un’inquieta e gli inquieti scappano. Tradivo perché amavo troppo. Non avendo mai avuto il gioco del sesso scollegato dall’amore, era un modo di ferire l’altro e anche me”.
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In “Come carne viva”, la Neri ripercorre non solo ampi passaggi della sua carriera, ma anche problematiche legate all’incapacità di accattarsi così com’è nonostante la bellezza disarmante confermata da tutti.
“Ora ho paura di invecchiare, non di morire. L’anima non guarisce mai del tutto, ma dove sta? Resta sempre una lacrima“.
Poi ammette anche: “Non sopportavo il naso né il pomo d’Adamo, troppo pronunciati. Detestavo la mia fronte, troppo alta e larga, in casa la chiamiamo l’aeroporto. La mia pelle delicata, basta un tocco perché rimanga un segno. (…) E poi lo sbaglio delle labbra rifatte, a cui sono riuscita a rimediare“.
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