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I misteri di via Poma, Renata Moscatelli: uccisa 6 anni prima di Simonetta

Ancora mistero tra le mura del palazzone squadrato in via Poma 2, nel quartiere Prati di Roma: il giallo di Renata Moscatelli.

Polizia in Italia (Getty Images)

C’è ancora un fitto giallo che cola tra le pareti del palazzone in via Poma 2, nel quartiere Prati di Roma. La struttura squadrata e ombrosa, già tristemente nota per l’agghiacciante rinvenimento del cadavere di Simonetta Cesaroni, resta tuttora silenziosa per un altro macabro caso freddo. Il mistero ancora irrisolto riguarda l’omicidio di Renata Moscatelli, una pensionata di 68 anni. Conosciuta anche come “la signorina”, l’anziana donna è morta soffocata con un cuscino tra le mura della propria camera da letto dopo essere stata gravemente ferita alla fronte a colpi di bottiglia semivuota di whisky. Molteplici analogie circondano i due femminicidi, avvenuti nello stesso condominio a circa 6 anni di distanza. La domanda sorge spontanea: Renata e Simonetta sono state uccise per mano dello stesso assassino?

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Simonetta Cesaroni e Renata Moscatelli:
uccise dallo stesso assassino?

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Sono passati tanti anni, eppure ancora nessuna certezza sulle circostanze e sul volto degli assassini di Simonetta Cesaroni e Renata Moscatelli. Per entrambe, le indagini condotte dalla squadra mobile della capitale si conclusero senza risposte né prove schiaccianti. I due gialli sembrano proprio due misteri intricati destinati a non sbrigliarsi mai. Arriverà mai lo snodo? Mentre l’esperta in criminologia Rosa Francesca Capozza indica al Giornale il potenziale killer tra la cerchia di conoscenze della pensionata; tuttora, nulla è certo. Proprio come per la giovane Simonetta, scomparsa ormai più di 30 anni fa, anche l’assassino di Renata resta ancora senza un volto e senza un’identità.

Chiamata dai condomini di via Poma 2 come “la signorina”, Renata Moscatelli, descritta come personalità schiva, riservata e prudente, limitava le sue conoscenze a semplici rapporti di gentilezza, cordialità e buon vicinato. Figlia di un generale dei carabinieri ed estremamente religiosa, l’anziana signora amava dedicare le sue giornate alle attività parrocchiali nella chiesa di Regina Apostolurum, a pochi metri dalla sua abitazione, dove si recava ogni giorno per la messa e la recita dei vespri. L’ultima volta è stata nella serata del 21 ottobre 1984: Renata si è recata nel luogo di culto per poi rincasare nel suo appartamento.

L’ultima testimonianza della 68enne ancora in vita è la telefonata a don Marcello Bolzonello intorno alle 20:00 di sera, quando Renata chiede ospitalità al sacerdote per la visita di un suo conoscente. Dalla telefonata di Rosa Scatolini, preoccupata dall’assenza di Renata all’invito a pranzo, all’attenzione della sorella Adriana, la verità arriva il 24 ottobre, quando Adriana, con l’aiuto del portiere dello stabile e un fabbro, scardina la porta di ingresso della casa della sorella; in seguito la macabra scoperta.

L’autopsia non lascia dubbi: la vittima è morta per asfissia. L’esame necroscopico colloca l’orario del decesso intorno alle 18:00 e le 24:00 di lunedì 21 ottobre. La perquisizione si concluse in un nulla di fatto: alcuna traccia dell’assassino. Stando a quanto riporta il Giornale, le autorità hanno rilasciato un possibile identikit dell’omicida di Renata: un uomo sulla quarantina o cinquantina, statura medio alta, media corporatura media, capace di ispirare fiducia nella vittima.

Le analogie tra i due delitti sono le seguenti: sia Simonetta sia Renata sono state uccise al civico 2 di via Poma tra le 18:00 e mezzanotte. Ambedue sono state colpite alla fronte per essere stordite prima di essere uccise (Simonetta con un pugno alla tempia prima delle 29 coltellate, Renata con una bottiglia semivuota di whisky prima di essere soffocata). In entrambi i casi, l’omicida ha utilizzato un oggetto di fortuna trovato nell’abitazione della vittima come arma del delitto (Simonetta un tagliacarte; Renata un cuscino). Le abitazioni risultano entrambe in ordine, con pochi oggetti spostati. Entrambe le vittime conoscevano il loro assassino, accolto direttamente dalla porta d’ingresso, che in seguito all’omicidio ha chiuso con 4 mandate facendo sparire un mazzo di chiavi.

Nonostante le somiglianze nel modus operandi, la pista dello stesso assassino è difficilmente praticabile, secondo il parere del criminologo Carmelo Lavorino.

Polizia in Italia (Getty Images)

Ciò che differenzia in realtà i due casi sembra essere il movente: decisamente passionale per Simonetta, economico quello di Renata. La motivazione è la discriminante principale che può far propendere per la presenza di due differenti killer.“, conclude la dottoressa Rosa Francesca Capozza citata dal Giornale.

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