Non si allenta la tensione: da domenica 2 gennaio le proteste contro il rincaro del gas non si spengono e alimentano i disordini per le strade del Paese.
Non si allenta la situazione in Kazakistan. Il Paese tra Cina e Russia continua a essere scosso da violente proteste. Dalla scorsa domenica 2 gennaio i disordini pubblici, scoppiati a causa dell’aumento dei prezzi del gas, non accennano alcuna diminuzione. Di fronte al risolutivo ordine del presidente locale Kassym-Jomart Tokayev sembra vano l’invito alla riappacificazione lanciato dall’appello unanime della Presidente della Commissione Europea e del leader della Repubblica Francese questo venerdì 7 gennaio.
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Il messaggio della conferenza stampa tenuta dal Capo di Stato francese, Emmanuel Macron, e dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen, è chiaro: entrambi i politici hanno lanciato un appello alla calma sull’escalation di violenze registrata negli ultimi giorni Kazakistan a seguito del rincaro del gas. “Chiedo la fine della violenza e della moderazione. I diritti e la sicurezza dei cittadini sono essenziali e devono essere garantiti.“, ha annunciato questo venerdì Ursula von der Leyen.
Dall’altra parte, il messaggio non è altrettanto rose; risolutivo l’ordine del presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev. Bollati come terroristi e banditi armati, i manifestanti saranno repressi col sangue: lo ha riferito oggi il leader locale, respingendo qualsiasi ipotesi di mediazione. Tagliata qualsiasi possibilità di negoziazione, Tokayev non lascia altra scelta alle forze dell’ordine: gli ufficiali sono autorizzati ad aprire il fuoco a vista “senza avvertimento”. “Che sciocchezza! Come si può negoziare con criminali e assassini?“, ha risposto il presidente riferendosi all’appello riconciliatore proveniente dall’estero.
Secondo le stime ufficiali, le proteste sono scoppiate per mano di almeno “20.000 banditi” armati. Il maggior epicentro dei disordini è Almaty, l’ex capitale e più grande città economica del Paese. Di fronte al fallimento del tentativo di pace da parte dell’UE, il successo del Cremlino non tarda: il presidente Tokayev ha difatti ringraziato il leader della Federazione Russa per il pronto intervento sul campo con l’invio di truppe sul territorio kazako per aiutare le attività di repressione; proprio come sancito dal Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), l’alleanza difensiva che lega diverse Repubbliche ex sovietiche.
Secondo quanto ha riportato il ministero kazako degli Interni questo venerdì 7 gennaio sono stati uccisi 26 “criminali” e ferite 18 persone durante le proteste.