La nuova testimonianza arriva a 17 mesi dalla scomparsa del campione di kickboxing Gianmarco Pozzi, romano di 28 anni.
Il Giallo di Ponza verso una nuova svolta? Così sembra: c’è una nuova testimonianza oculare sulla scomparsa di Gianmarco Pozzi, 28 anni. Il mistero che avvolge la morte del campione di kickboxing potrebbe trovare finalmente uno snodo grazie al recente racconto di una donna. Il nuovo indizio arriva a 17 mesi dal drammatico ritrovamento del giovane romano, rinvenuto senza vita sull’isola il 9 agosto 2020. Circostanze e dinamiche del delitto sono tuttora ignote e avvolte da un fitto alone di mistero.
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Giallo di Ponza: “Per noi si potrebbe chiudere il caso…”
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La ripresa del giallo di Ponza è dovuta principalmente alla risonanza internazionale alimentata da alcune trasmissioni televisive, quali Le Iene e Storie italiane, i cui programmi hanno dato voce ed eco mediatico al mistero tuttora irrisolto della scomparsa del giovane campione romano di kickboxing Gianmarco Pozzi. Il ragazzo, 28 anni, è stato ritrovato morto in circostanze misteriose sull’isola italiana il 9 agosto 2020. In un video registrato la sorella della vittima non si capacita del caso; la sua ipotesi è chiara: “Ma dov’è cascato, fra un muro e l’altro? Ce l’hanno buttato.“
Sono passati circa 17 mesi dall’agghiacciante rinvenimento del corpo, ma sulla morte di Gianmarco Pozzi ancora nessuna certezza. Tuttavia, una nuova svolta potrebbe fare luce sul caso: a più di un anno dalla sua scomparsa, una nuova testimonianza oculare di una donna potrebbe rivelare dettagli essenziali per l’inchiesta. Stando a quanto ha dichiarato il padre della vittima Paolo, la testimone, una conoscente di un suo amico di Ponza, ha confessato di aver notato una “carriola coperta da un telo con due gambe che uscivano dentro il cancelletto famoso del campo”, dove il figlio Gimmy è stato ritrovato senza vita; in seguito, i presunti responsabili “fanno un percorso e dopo di che lo trascinano dai piedi fino a buttarlo dentro all’intercapedine”.
A settembre, Paolo ha deciso di agire: “Sono andato in procura […], ho dato il telefono mio, hanno visto i 104 whatsapp e le 27 mail abbiamo preso una pennetta e li abbiamo depositati. […] Sappiamo solo che lui è stato convocato dalla procura di Cassino. A noi non dicono più nulla.” L’informazione collima con le confessioni del proprietario del terreno dove è stata rinvenuta la salma del campione: “Ho sentito un botta pesante, ma non immaginavo fosse una persona.”
Cremato, il cadavere non è mai stato sottoposto ad alcun esame autoptico. Inoltre, né l’area del potenziale delitto né l’abitazione della vittima sono mai state transennate e sequestrate per le attività di indagine. Nonostante l’assenza di prove certe, come ha ribadito l’avvocato della famiglia Pozzi, Fabrizio Gallo, il caso è stato definito come omicidio a tutti gli effetti, avvalorato dal risultato dalla perizia di parte del “Professore“, Vittorio Fineschi. Stando alla versione del docente ordinario di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma e consulente del caso Cucchi, il 28enne è stato massacrato di botte all’interno di un probabile contesto di droga.
A questo punto, le parole del legale della famiglia Pozzi, Fabrizio Gallo, sono chiare: “Se confermato e soprattutto se la signora ha il coraggio, dato che ha molta paura, visto che l’isola di Ponza è un’isola molto particolare, di dichiarare queste cose…”
“...per noi si chiuderebbe il caso a questo punto e si andrebbero a ritrovare i responsabili che hanno commesso questo fatto perché la signora potrebbe quanto meno descrivere le corporature dei soggetti che stavano accompagnando il corpo in questa carriola”.