Niccolò Ferrero è un giovane torinese trasferito a Roma, dove lavora come attore. La nuova stella del cinema ha rilasciato un’intervista esclusiva a Yes Life!
Niccolò Ferrero è una giovane stella del cinema italiano, e oggi vive la vita che tanti vorrebbero. Trapiantano a Roma da Torino, sua città natale, l’attore ha origini genovesi: proprio a Genova è stata ambientata una delle ultime serie tv in cui ha lavorato, “Blanca”, con Maria Chiara Giannetta come protagonista. Sempre a fianco di Giannetta e Raoul Bova Ferrero ha lavorato anche in “Buongiorno mamma!”, altra serie di enorme successo. Presto verrà reso pubblico il suo ultimo lavoro da attore protagonista, e per questa occasione abbiamo deciso di intervistarlo in esclusiva!
“Ci sono delle volte in cui ti trovi a lavorare con delle persone che stimi ancora prima di conoscerle. Francesco Bruni era uno dei miei sceneggiatori preferiti ancora prima che diventasse regista. Mi ha chiamato un mio amico che stava facendo da “spalla” a Bruni per “Tutto chiede salvezza” dicendomi che aveva avuto un imprevisto all’ultimo minuto e gli serviva qualcuno che lo sostituisse. Sono andato all’appuntamento senza sapere chi fosse il regista, e quando me lo sono trovato davanti è stata una grande sorpresa. Non avevo un ruolo nella serie e neanche la possibilità di fare un provino, così ho imparato a memoria tutte le battute di tutti i personaggi a cui dovevo fare da “spalla”. Ho analizzato ogni scena come fosse la mia e ho cercato di dare il massimo anche se non ero mai inquadrato. Ho seguito tutta la fase di casting dall’altra parte, cioè dalla parte del regista e dei produttori, ed è stato molto importante. Devo dire che dopo quest’esperienza ogni volta che mi presento a un provino l’affronto in maniera diversa. Con la casting director, Chiara Natalucci, e con Francesco è nato un bellissimo rapporto e un giorno durante la preparazione mi dice con il suo accento livornese: “Dovresti farlo tu l’amico di Daniele!”. Il ruolo non è grande, ma poter lavorare con chi ti ha fatto appassionare a questo mondo è una delle ragioni per cui faccio questo mestiere. Il progetto è molto interessante e la serie è tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, che ha vinto il Premio Strega Giovani l’anno scorso. Il tema delle sostanze stupefacenti e del disagio mentale è molto attuale, pensiamo al bonus psicologo e gli effetti della pandemia sui ragazzi”.
“La sensibilità di un’attrice come Claudia dietro alla macchina da presa è stata fondamentale in questo progetto. Davide è un ragazzo di buona famiglia che sta cercando di uscire dalla dipendenza da psicofarmaci, ma proprio mentre sembra aver superato questa fase combina un guaio. In un momento di difficoltà chiede aiuto ad una consulente online, Claudia Gerini, e tra i due si instaura un rapporto profondo. Le scene sono state molto intense da girare e poter dialogare con una regista, che è anche una grande attrice, è stato prezioso”.
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“Le piattaforme streaming hanno cambiato il mondo dell’intrattenimento in diversi modi, a partire da come vengono finanziati i progetti. Anche grazie alla pandemia il consumo di serie tv è aumentato ed è un momento molto produttivo per i prodotti italiani. Bisogna sfruttare questo momento, perché storicamente a momenti così succedono periodi meno produttivi, per creare contenuti originali e di qualità. Io mi devo sforzare per riguardare le scene che ho girato. È una sofferenza. Noto sopratutto le cose negative e quindi non sono mai pienamente soddisfatto. D’altra parte è fondamentale per capire com’è venuto il lavoro finale e quindi per poterlo migliorare”.
“Ne parlavo l’altro giorno con Fausto Cabra, uno dei più bravi attori italiani di teatro in questo momento, e mi spiegava come a molti attori teatrali, che hanno fatto cose pazzesche in Italia e all’estero, non vengono accettate le pagine su Wikipedia perché “non sono culturalmente rilevanti”. In realtà sono culturalmente rilevanti, eccome. Il problema è che non sono popolari. Ormai ciò che è popolare è rilevante e non viceversa. Questo è un grande equivoco. Molti attori fanno gli influencer e viceversa. Non sono contro chi lo fa, anzi, ma non mi interessa postare la mia vita sui social. Il lavoro da attore e quello da influencer sono molto diversi. Io vorrei sempre mettere al primo posto i miei film, le mie serie, insomma ciò che creo. Per come la vedo io i social network sono uno strumento a servizio dell’arte, non viceversa”.
“È difficile, perché sto ancora cercando di farmi strada. Ma non per le raccomandazioni, ma perché è pieno di giovani attori molto bravi e spesso le scelte delle produzioni sono dovute a mille fattori e solo uno di questi è la bravura. Io sono arrivato a Roma non conoscendo niente di questo mondo, per me fare cinema voleva dire fare il Centro Sperimentale di Cinematografia, perché non sapevo come fare altrimenti. Entrando al Centro ho iniziato a capire le dinamiche e il fatto che recitare è una delle parti più facili del lavoro dell’attore. Mio padre è un artista di arte visiva e ha fatto l’attore teatrale per molti anni. I miei genitori, anche se non sono del mondo del cinema, sono sempre i miei primi consiglieri e appena ho un dubbio chiedo a loro. Nell’ambiente cinematografico Giulio Manfredonia (regista) e sua moglie Rosaria, attrice, sono per me un punto di riferimento, mi fido tantissimo di loro perché conoscono le dinamiche del mondo del cinema”.
“Ho iniziato sul palcoscenico. A Torino dai 10 ai 18 ho recitato in una compagnia di ragazzi, e adesso alcuni di loro sono ancora i miei migliori amici. Quest’estate ho partecipato allo spettacolo ”Romeo e Giulietta” del Globe Theatre, l’ultima regia del grande Gigi Proietti. La mia passione è recitare, che sia sul palco o davanti alla macchina da presa, ma mi sono diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia e sento che il mio “habitat”, al momento, è il set”.
“Molto emozionante. Genova è una città che continuo a vivere e ci vado spesso in estate. Per interpretare Vittorio Pittaluga, un giovane albarino, insieme al regista, Ian Michelini, abbiamo deciso anche di lavorare sul modo di parlare dei ragazzi liguri oggi. Quando ero piccolo mio nonno mi parlava in genovese, e immergermi di nuovo in questa meravigliosa lingua è stata una grande emozione. Sono innamorato delle canzoni in genovese, che mi diverto molto a cantare, da “Creuza de Mar” a “Ma se ghe penso”. Credo che Genova sia una città molto cinematografica, la prova è il fatto che tantissime produzioni stanno girando nel capoluogo ligure. E quindi spero di tornarci a lavorare presto!”
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“Luca ha perso la mamma quando aveva 11 anni, adesso ne ha 24 e dentro di sé ha una grande mancanza. Associa questa mancanza alla mancanza di tempo. Sostiene di non avere tempo e passa le sue giornate a dormire, giocare alla play e andare al bar con gli amici. L’incontro con una ragazza fa si che Luca non avrà più bisogno di dormire e avrà 24 ore di tempo a disposizione senza essere mai stanco. Starà a lui decidere come gestire al meglio il suo tempo. Il film è ispirato al romanzo “Storie di un ragazzo senza sonno” di Daniele doesn’t matter e uscirà presto al cinema e poi in piattaforma. È un pensiero su come utilizziamo il nostro tempo, che da adolescenti ci sembra illimitato e su quanto sia stupido sprecarlo dietro a cose che non ci entusiasmano. Essendo il mio primo film da protagonista ero molto concentrato, e anche un po’ teso, perché ci tenevo a dare il massimo in ogni scena“.
“Eduardo De Filippo diceva ”Essere scaramantici è da cretini, non esserlo porta sfiga”. Quindi anche se mi sento un cretino non posso dirteli”.
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