L’ex vigilessa di Temù (Brescia), scomparsa l’8 maggio 2021, è stata soffocata e seppellita: la Procura locale sarebbe pronta a chiudere il caso.
Nuova svolta sul giallo di Laura Ziliana, scomparsa l’8 maggio 2021 e ritrovata senza vita tre mesi dopo in prossimità del fiume Oglio. Alla morte e al rinvenimento del cadavere dell’ex vigilessa di Temù, Brescia, è scattata la condanna per le due figlie Silvia e Paola Zani, rispettivamente 28 e 19 anni, e Mirto Milani, fidanzato di una e amante della sorella minore. I tre indagati sono stati arrestati e incarcerati per omicidio colposo aggravato dalla relazione di parentela con la vittima e occultamento di cadavere. Questo giovedì 13 gennaio, la relazione finale del medico legale potrebbe accelerare la chiusura del caso.
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Sono passati più di otto mesi dalla morte dell’ex vigilessa di Temà Laura Ziliani, scomparsa lo scorso 8 maggio e rinvenuta senza vita tre mesi dopo tra la vegetazione nei pressi del fiume Oglio. Difficili le attività d’indagine sul caso che fino a oggi è rimasto un vero giallo. Per settimane gli ispettori si sono mobilitati per accertare potenziali risposte ai fini delle più fedeli ricostruzioni dell’omicidio. In carcere dallo scorso 24 settembre ci sono le due figlie della vittima la 19enne Paola e la 28enne Silvia Zani e Mirto Milani, il fidanzato della sorella maggiore, ma anche amante della sorella minore. Nonostante il silenzio dei tre detenuti, la verità sembra venire a galla.
Considerevole all’inchiesta è la relazione finale del medico legale. Stando all’esito dell’autopsia, non ci sono dubbi circa la cause della morte della donna. Le nuove asserzioni confermano l’impossibilità di piste come il suicidio e la morte per cause naturali. A seguito dell’esame autoptico, la Procura di Brescia sembrerebbe pronta a unire i punti e chiudere le indagini. Stando alle ultime dichiarazioni dell’esperto, la vittima è stata “soffocata e seppellita.” Il risultato dell’esame post mortem conferma quanto ipotizzato finora: il decesso per asfissia. L’autopsia ha inoltre comprovato la presenza di tracce di sonniferi, ma non di evidenzi segni di violenza. A seguire la conclusione degli specialisti.
Pertanto, secondo il parere dei medici, la vittima è stata prima stordita con un’ingente quantità di ansiolitici e in seguito soffocata in modo non violento quando, in stato di incoscienza, non era più in grado di reagire.
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