Il Governo Draghi ha stanziato 60 milioni di euro, un bel gruzzoletto per chi ha sofferto la “crisi matrimoniale”. Vediamo a chi sono indirizzati
La pandemia da coronavirus ha messo in difficoltà moltissimi settori, tra tutti c’è anche quello della ristorazione, dell’immobile, dell’arredo. A causa delle restrizioni per quasi 2 anni non si sono celebrati matrimoni e molte coppie si sono trovate costrette a posticipare il grande giorno.
Il posticipo dei preparativi ha avuto un peso notevole sull’economia italiana ed il fatturato del wedding è crollato del 90%, a fronte del 2019 dove si è registrato un fatturato di 33 miliardi di euro, così come riporta Assoeventi.
Nel recente Decreto Sostegni, il Premier Draghi ha pensato a tutti, o quasi.
Addio bonus sposi, questa volta Draghi aiuta solo le attività
Con l’approvazione del decreto Sostegni bis è stato abolito il bonus sposi, il contributo statale per i neo sposi che si trovavano ad affrontare le spese più disparate come, affitto del ristorante, fiori, catering, etc. Il bonus si basava sulla detrazione fiscale del 25% su un tetto massimo di 25.00 euro, ovvero un’agevolazione di 6.250 euro.
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Il Governo per aiutare i settori maggiormente colpiti dal covid-19 ha stanziato 60 milioni di contributi a fondo perduto, il decreto che rientra in Sostegni bis è stato ratificato anche dal ministro dell’economia e delle finanze ed inviato alla Corte dei Conti per la dovuta registrazione.
I fondi sono stati così divisi:
- 10 milioni agli hotel-restaurante-catering
- 10 milioni all’organizzazione di cerimonie varie
- 40 milioni al wedding
Il decreto prevede una riduzione del fatturato del 30% rispetto al 2019. E’ possibile presentare domanda direttamente all’Agenzia delle Entrate, i termini e le modalità verranno rese note nei prossimi giorni. Sicuramente l’aiuto economico è notevole per le imprese coinvolte nel settore del wedding.
Per fortuna sembra che al momento non sia previsto nessun blocco cerimonie dal momento che una buona fetta di italiani è vaccinata con le tre dosi booster.
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Non resta altro che attendere le imminenti novità in merito e considerare questi nuovi incentivi come un punto di partenza con la speranza che mai più si viva quello che abbiamo affrontato nel 2020.