Il Ministero della Salute, nella giornata di oggi mercoledì 26 gennaio, ha comunicato i numeri dell’epidemia da Covid-19 in Italia tramite bollettino.
Appena pubblicato l’aggiornamento quotidiano relativo all’epidemia da coronavirus diffusasi nel nostro Paese da quasi due anni. Stando alla tabella sanitaria, i casi di contagio complessivi sono ad oggi 10.383.561 con un incremento di 167.206 rispetto a ieri a fronte di 1.097.287 tamponi effettuati. Sale il numero dei soggetti attualmente positivi che ammonta a 2.716.581 (+27.319). In calo i ricoveri nei reparti di terapia intensiva: 1.665 in totale 26 in meno rispetto a ieri. Le persone guarite dall’inizio dell’emergenza sono 7.522.210, ossia 139.421 unità in più rispetto a ieri. Si aggrava il bilancio delle vittime con 426 morti registrati nelle ultime 24 ore che hanno portato il totale a 144.770.
Secondo l’aggiornamento diramato nel pomeriggio di ieri, le persone risultate positive al virus dall’inizio dell’emergenza erano salite a 10.212.621. Ancora in calo i soggetti attualmente positivi che ammontavano a 2.689.166. Crescevano, invece, i pazienti ricoverati in terapia intensiva pari a 1.694. I guariti complessivi salivano a 7.379.112 mentre il bilancio dei morti totale arrivava a 144.343.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Coronavirus, il bollettino del 25 gennaio: 186.740 nuovi contagi e 468 morti
Stando al bollettino del Ministero della Salute di lunedì, i casi di contagio erano 10.001.344. Scendeva, dopo diverse settimane, il dato relativo ai soggetti attualmente positivi che risultavano essere 2.709.857. Stabili, invece, i pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva che ammontavano a 1.685 in totale. I guariti dall’inizio dell’emergenza risultavano essere 7.147.612, mentre il totale delle vittime saliva a 143.875.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Covid-19, il bollettino del 24 gennaio: 77.696 nuovi casi di contagio e 352 decessi
Considerato il trend della curva epidemiologica, le Regioni avrebbero chiesto al Governo – riporta l’Ansa– di tornare alla normalità e semplificare tutto il sistema di gestione. In primis rivedendo le colorazioni delle fasce ed iniziando ad effettuare un distinguo tra chi è ricoverato per altre patologie ma è positivo al Covid. Le Regioni hanno, quindi, redatto un documento inoltrando al Governo così le proprie richieste. Ma in questo momento, la priorità pare essere l’elezione del Presidente della Repubblica, quindi, il tavolo di confronto tarderà ad arrivare.
Massimiliano Fedriga, riferisce sempre l’Ansa, ha espresso una posizione netta: bisogna andare avanti e tornare a respirare un clima di normalità.
A partire dal 1° febbraio, la durata del Green Pass scenderà a sei mesi. Circostanza che ha iniziato a destare non poche preoccupazioni soprattutto in chi ha appena ricevuto la terza dose? Cosa accadrà al termine di questo lasso di tempo? Bisognerà farsene una quarta? Il Governo per superare questo ostacolo pare si sia già messo a lavoro per rivedere i contorni di questa disposizione. Ad anticiparlo era già stato nei giorni scorsi Franco Locatelli, a capo del Cts, il quale aveva palesato la sicura intenzione di provvedere ad una revisione.
Adesso, riporta Fanpage, pare che l’Esecutivo stia valutando la possibilità di rendere illimitato nel tempo il Green Pass per chi ha ricevuto la terza dose. Bisognerà attendere, quindi, che il Governo si pronunci.
Che un bambino muoia per Covid è un evento rarissimo, ma anche per loro potrebbero esserci delle complicazioni. Queste le parole, riporta AdnKronos del professor Alberto Villani, primario di Pediatria dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, commentando la morte del bambino morto a soli 10 anni. A suo avviso il Covid non sarebbe così aggressivo con i più piccoli se si paragona alla casistica degli adulti. Tuttavia è importante ricordare come possano manifestarsi nei bambini sintomi gravi come difficoltà respiratorie o la Mis-C. Così come le miocarditi o la sindrome long Covid che può portare a disturbi neurologici.
Per scongiurare tale possibilità, il consiglio del professor Villani è quello dato dal resto delle autorità sanitarie: vaccinare. Nella fascia 5-11 ad oggi pochissimi sarebbero i bambini immunizzati. Questo anche a causa della tardiva approvazione delle somministrazioni avvenuta solo a metà dicembre.
Non solo, anche il periodo epidemico non sarebbe stato il migliore per vaccinare. Questo, però, ha chiosato il Professore deve servire come avvertimento per il futuro. I virus, normalmente, aggrediscono prima gli adulti ma i vaccini è necessario vengano sviluppati sin da subito anche per i più piccoli che diversamente potrebbero essere paragonati alla stregua dei no-vax.
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