La giovane vittima aveva solo 11 anni: la madre fa causa a Meta e Snapchat, additando le piattaforme social responsabili del terribile gesto della figlia.
Terribile notizia dal Connecticut, negli Stati Uniti, dove una bambina di soli 11 anni si è tolta la vita probabilmente a causa dei social networks. L’ipotesi prevalente con riferimento alle cause all’origine del tragico gesto si baserebbe sull”estrema dipendenza” della piccola sui contenuti circolanti sulle principali piattaforme social presenti in rete. La madre della vittima si è pertanto mossa contro i colossi del web, Meta e Snapchat, additando le rispettive società come principali responsabili del suicidio della figlia.
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La denuncia a Meta e Snapchat: stop ad algoritmi “irragionevolmente pericolosi”
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La denuncia ai giganti del mondo social arriva da Tammy Rodriguez. Secondo quanto riporta il notiziario Business Insider, la donna, originaria del Connecticut, ha sporto denuncia contro Meta (il nuovo nome di Facebook) e Snapchat, i cui social media sono stati giudicati a suo parere i principali responsabili del suicidio della figlia di appena 11 anni. La denuncia è stata intrapresa su suggerimento di Social Media Victims Law Center, un’organizzazione fondata nel 2021 e ancora oggi all’attivo per additare le società dei social media legalmente più diffusi come principali responsabili di danni che infliggono nella psiche dei bambini e utenti più vulnerabili.
Stando a quanto si apprende dal documento ufficiale, la bambina si è tolta la vita nel mese di luglio del 2021, dopo due anni di “estrema dipendenza” da Instagram e Snapchat, le app di condivisione di foto e messaggistica più utilizzate dai giovanissimi. La vittima, Selena Rodriguez, soffriva di una grave forma di depressione; una patologia talmente invalidante da intaccare sensibilmente la qualità della sua vita con altri disagi quotidiani, quali privazione del sonno, disturbi alimentari e autolesionismo, legati alla consultazione ossessiva di contenuti su Instagram e Snapchat, “prodotti pericolosi e difettosi“.
La madre della vittima chiede maggiore protezione per gli account appartenenti ai minori e invita le grandi società delle piattaforme social a compensare i danni causati da algoritmi “irragionevolmente pericolosi.”