La nuova rivelazione del marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin, è stata proferita con riferimento alle prossime indagini sui reperti.
Ancora nessun indagato per la morte di Liliana Resinovich. È trascorso più di un mese dalla scomparsa della triestina, 63 anni, rinvenuta senza vita i primi di gennaio. La sua sparizione risale al 14 dicembre: la vittima è stata ritrovata morta il 5 gennaio in una località poco distante dall’abitazione dove conviveva insieme al marito Sebastiano Visintin. Di fronte alle telecamere, questi ha rivelato ai media diverse confessioni sul caso con specifici riferimenti al suo umore, i suoi timori ed eventuali piste.
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Nei giorni precedenti, in attesa dell’autopsia, il marito della vittima aveva confessato ai giornalisti il timore di finire in carcere; di non sapersi difendere: “Io avrò sempre addosso il peso del sospetto.”, ha rivelato in diverse interviste. Nel ping pong di accuse reciproche tra i principali sospetti, Sebastiano Visintin e l’amico di lunga data di Liliana Claudio Sterpin, le indagini proseguono alla ricerca di nuovi indizi.
La salma della 63enne è stata rinvenuta in posizione fetale nei pressi di un’area boschiva prossima all’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a Trieste. Il corpo della vittima è stato ritrovato avvolto in grandi sacchi della spazzatura di plastica neri; altri due buste, non strette, intorno al collo e al capo. Stando alle dichiarazioni degli investigatori, ad esclusione della testa, la conservazione delle altri parti del corpo era ottima nonostante le rigide temperature e il maltempo. Tali dettagli renderebbero davvero improbabile la pista del suicidio; davvero inverosimile se si guarda a un particolare effetto personale scoperto vicino al cadavere: una borsetta vuota, alcun contante, documento o cellulare.
In attesa degli esami tossicologici, il marito Sebastiano Visintin riprende ancora una volta la parola, questa volta per confessare di essere sereno e tranquillo “perché sono estraneo a questa storia.” Nonostante la pace interiore dichiarata, l’uomo afferma che la sua vita è comunque distrutta per sempre: “Non ho più Lilly”. Le sue ultime dichiarazioni arrivano poco dopo l’annuncio dell’atto che notifica l’avvio di una nuova inchiesta sui reperti.
Tra i nuovi esami in programma rientra l’analisi di una bottiglietta di plastica con all’interno del liquido, rivenuta accanto alla salma di Liliana.
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