Da martedì 1 febbraio il bimbo si trova incastrato in fondo a un pozzo profondo 60 metri: gli ultimi aggiornamenti dal Marocco.
Dopo 100 ore di scavi, la speranza sembra essersi spenta. Proprio come la tragedia di Vermicino, anche il Marocco piange il piccolo Rayan. La corsa contro il tempo non è stata vinta dai soccorritori in quell’area impervia del Rif al Nord del Paese: il bimbo di 5 anni precipitato in fondo al pozzo non ce l’ha fatta. Eppure ce l’avevano fatta i soccorritori: dopo 4 giorni di fatica e sudore nella zona boschiva della catena montuosa del Rif l’équipe era riuscita a raggiungere il bambino: Ryan è stato ritrovato disteso su un fianco, sfinito, ma vivo. Poi, il trasferimento in ospedale e il decesso.
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Dal tardo pomeriggio di martedì, 1 febbraio, è stata una costante corsa contro il tempo. La protezione civile marocchina, coadiuvata da ruspe, telecamere e soccorritori, non si era persa d’animo e ha fatto di tutto per salvare Ryan. Il bimbo, 5 anni, stava giocando in un campo vicino a un’area agricola prossima alla città blu di Cheuchauen, quando è precipitato dentro a un pozzo profondo 60 metri. La speranza ha tenuto sveglio l’intero Paese, incollato per giorni allo schermo col fiato sospeso e in sincero pensiero per la salute del piccolo, proprio come il resto del Mondo.
Dalla prima segnalazione, inviata dalla madre a seguito della lunga assenza del figlio in casa, è stato immediato l’intervento dei soccorsi. Tuttavia, profondità e localizzazione del pozzo hanno sin da subito complicato le operazioni di salvataggio. L’area boschiva e montuosa del Rif che circonda il villaggio rurale di Bab Berred, nel nord del Paese. – nella parte settentrionale del Marocco, ha sensibilmente rallentato i ritmi delle attività dei soccorritori, ma la vicenda sembra prossima alla luce: “Ryan è vivo, lo tireremo fuori oggi”, aveva rassicurato oggi l’ingegnere Mourad Al Jazouli, direttore dell’équipe di soccorso.
Il bimbo era incastrato a 32 metri di profondità: in questi 4 giorni i soccorritori hanno fatto il possibile per mantenerlo vivo e sveglio con telecamere, cibo e acqua calate dall’alto mentre gli esperti proseguivano il lavoro di scavi, significativamente ostacolato dal rischio di frane a causa dell’area impervia della catena montuosa e del suo terreno friabile, misto di roccia e sabbia. Dopo diverse fasi critiche, l’équipe è riuscita a ultimare la cavità e a raggiungere Ryan. Tutto era pronto per l’estrazione e il trasferimento in ospedale: dalla costruzione del tunnel parallelo con i cordoni di sicurezza all’elisoccorso.
Tuttavia, contrariamente alle primissime notizie diffuse dai principali media nazionali e internazionali, nessun lieto fine. Proprio come Alfredino Rampi 41 anni fa, oggi, sabato febbraio, il piccolo Ryan non ce l’ha fatta. La drammatica notizia della sua morte trova conferma nell’ultima dichiarazione del gabinetto della Casa Reale del Marocco.
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Stando a quanto si legge dalla fonte ufficiale “Il bambino è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta.”