Peggiora la situazione al confine che separa Kiev da Mosca: nel sud-est dell’Ucraina è già guerra.
Si fa sempre più tagliente la tensione alla frontiera russo-ucraina. I contrasti non accennano passi indietro e continuano ad acutizzarsi. Questa settimana la situazione al confine tra Federazione Russa e Ucraina ha raggiunto il limite. Restia a qualsiasi possbilità di occidentalizzazione del suo ex paese satellite, la Russia non solo non ritira le truppe all’indomani dell’annuncio della fine parziale delle esercitazioni sul Mar Nero e nel Mar d’Azov, ma rafforza ulteriormente la pressione sulla linea immaginaria, sempre più affilata, tra Mosca, sempre più avida di monopolio, e Kiev, con il suo appello di emergenza e richiesta di sicurezza. Non sorprende che la scintilla sia deflagrata proprio nel Donbass, regione ucraina contesa tra Kiev e Mosca.
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Nel Donbass è già guerra: esplosa autobomba a Donetsk
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Nonostante l’invito, reiterato e plurimo, alla de-escalation, il Cremlino si ritira a guscio nei suoi intenti monopolistici e rafforza il dispiegamento al confine con lo schieramento di altri “7.000 militari” al confine con Kiev. L’esortazione al riequilibrio internazionale, lanciata dal presidente francese Emmanuel Macron, dal leader americano Joe Biden e dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, è l’ennesimo buco nell’acqua: restia a ogni vertice diplomatico, la Federazione Russa, secondo una fonte della Casa Bianca, sarebbe pronta a invadere l’Ucraina “in qualsiasi momento”, attraverso un’operazione militare che funga da falso pretesto.
Mentre in Ucraina è già emergenza, come riferito dal presidente locale Volodymyr Zelensky; nel sud-est del Paese è già guerra. Stando agli ultimi aggiornamenti, la tensione ha iniziato a dare i primi segni di violenta degenerazione. Dal bombardamento di un asilo a Stanytsia Luhanska, a Lugansk, da parte delle forze filorusse all’esplosione di un autobomba nei pressi del palazzo del governo nel centro città di Donetsk, il Donbass è ormai nel pieno del conflitto. Questo territorio resta difatti un nodo molto acceso nel contesto di minacce e tensioni tra Russia e Ucraina.
Al pari del precedente, anche questo evento è stato bollato dai vertici ucraini e americani citati come una “false flag operation“, ossia una vera messa in scena per creare ulteriori disordini; una provocazione internazionale con intenti manipolatori: si parla di un’operazione eseguita per scaricare le responsabilità, e di conseguenza la risonanza mediatica, su altri.
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Per l’Ucraina l’area del Donbass, con le sue Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk presiedute dai separatisti dal 2014, è “momentaneamente occupata”, proprio come la Crimea.