Aumenta l’escalation di fuoco tra Russia e il suo ex paese satellite: epicentro degli scontri è il Donbass, dove prosegue senza sosta l’esodo dei civili verso il territorio russo.
Non accenna a spegnersi la crisi in Ucraina. La tensione è tagliente; i venti di guerra diventano raffiche. Nel vortice di escalation, il Cremlino si mostra sempre più chiuso di fronte ai tentativi diplomatici dell’Occidente e della Nato, di cui non accetta l’espansione verso est con la possibile annessione dell’Ucraina come membro. All’origine della costante minaccia militare russa al confine, nonostante il recente annuncio di Mosca sul ritiro dei soldati, vi è il peso indimenticabile della storia. Lo ha ribadito oggi il leader del Cremlino: l’Ucraina è l’ex paese satellite della Federazione Russa: è parte della sua storia.
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Putin riconosce le Repubbliche separatiste del Donbass
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“L’Ucraina è stata creata da Lenin, che aveva un interesse particolare anche per il Donbass.“, ha annunciato questo lunedì 21 febbraio il presidente russo. In seguito, la firma ufficiale del riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass, attuale epicentro degli scontri di fuoco tra bombardamenti, esplosioni e sparatorie. Il riconoscimento di Donetsk e Lugansk sancisce mutua cooperazione tra Russia e Donbass: l’atto ufficiale è stato reso pubblico in diretta televisiva durante la riunione del Consiglio di sicurezza, programmata all’ultimo da Vladimir Putin.
La firma del capo della Federazione delude Unione Europea e Stati Uniti: il rappresentante Usa Michael Carpenter ha bollato la decisione come un’inosservanza internazionale degli accordi di Minsk, ma specialmente “della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti.” D’altronde, la lama che recide i due secolari blocchi si fa sempre più affilata. La situazione è fuori controllo: disordini ed esplosioni continuano ad accendere il Donbass, dove i separatisti filo-russi accusano le forze militari di Kiev di avere ucciso due civili.
Se per la vicepresidente statunitense Kamala Harris l’Europa è sull’orlo della guerra, la profezia di Boris Johnson è ancor più catastrofista: per il premier britannico Mosca sta pianificando “la più grande guerra in Europa dal 1945“. La situazione alla frontiera tra Russia e Ucraina è sempre più scricchiolante e, dall’altra parte dell’oceano, l’intelligence americana spegne le speranze di una possibile risoluzione diplomatica. Nel frattempo si contano oltre 61mila profughi del Donbass rifugiati in territorio russo mentre la Russia avrebbe già schierato il 75% delle sue forze militari al confine.
Stando a quanto si apprende dalle fonti ufficiali degli Usa, alcuni comandanti russi avrebbero già ricevuto l’ordine di invadere l’Ucraina. La diplomazia è, purtroppo, ancora lontana a causa della chiusura del Cremlino a qualsiasi tentativo di riappacificazione degli equilibri internazionale. Il vertice Biden-Putin è stato difatti bocciato dal leader russo, considerata una scelta troppo prematura da parte del Cremlino. L’idea era stata suggerita dal presidente francese Emmanuel Macron: il comunicato dell’Eliseo aveva già dichiarato la disponibilità sia di Putin sia di Biden alla riunione. Invano: siamo di fronte all’ennesimo fallimento diplomatico.
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In caso di invasione, al pacchetto di sanzioni contro Mosca si aggiungerà probabilmente il taglio dei legami Usa con le banche russe.
Fonte The Guardian