Fallisce anche il secondo tentativo di attivare un corridoio umanitario a Mariupol: intanto Putin parla con Macron ed Erdogan.
Purtroppo anche il secondo tentativo di attivare un corridoio umanitario a Mariupol è fallito. Un nulla di fatto che secondo il Governo ucraino è da imputare solo ai russi che hanno continuato a bombardare la città.
Mariupol è ormai sotto lo scacco di Mosca da una settimana e nella giornata di oggi, precisamente alle ore 12, sarebbero dovute iniziare le evacuazioni con un cessate il fuoco fino alle 21. Purtroppo, però, così non è stato. La tensione è altissima, i bombardamenti proseguono e sale il numero delle vittime.
La strada della diplomazia si fa sempre più in salita. Intanto, Valdimir Putin avrebbe parlato sia con il premier francese Emmanuel Macron che con il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Ucraina, Putin a colloquio telefonico con Macron ed Erdogan: il contenuto delle telefonate
Per cercare di allentare le ostilità in Ucraina, il premier francese Emmanuel Macron ed il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbero avuto dei colloqui con Vladimir Putin.
Quest’ultimo, al suo omologo turco, avrebbe palesato come Mosca fermerà la sua avanzata solo quando Kiev deporrà le armi ed accetterà – riporta Rai News– le sue richieste. Il Cremlino si sarebbe detto pronto ad aprire il dialogo, almeno questo quanto emerge da una nota divulgata dai media russi nella quale sarebbero stati riportati gli altri temi al vaglio tra Putin ed Erdogan. La Turchia si sarebbe resa disponibile a divenire il luogo di incontro per i negoziati.
Ma il braccio di ferro è ancora duro. Mosca continua a sostenere di non voler Kiev a dettare regole e soprattutto che l’Ucraina al loro prossimo incontro si mostri più realista.
Altra telefonata è intercorsa poi tra Putin e Macron, stando ai media d’Oltralpe. Il numero uno del Cremlino avrebbe detto all’inquilino dell’Eliseo che Kiev dovrà accettare le sue condizioni se ha intenzione di aprire la via del dialogo. Sempre nel corso di questo confronto Putin si sarebbe detto disponibile ad un vertice in presenza, ma non a Chernobyl, o ad uno in videoconferenza o in un paese terzo.
Ieri, invece, è andata in porto l’operazione diplomatica attivata dal premier israeliano Naftali Bennet che si sarebbe recato prima a Mosca e poi a Berlino per agevolare il dialogo tra le parti.