Terminato il terzo round di negoziati tra le delegazioni di Russia e Ucraina, ma neanche questa volta le aspettative sono state soddisfatte.
Prosegue ininterrotta la guerra in Ucraina. Al dodicesimo giorno di conflitto, il Paese riconosce la prima breve tregua, concessa da Mosca questa mattina per agevolare i corridoi umanitari, falliti nei giorni precedenti a causa dei costanti bombardamenti. Mentre l’ex paese satellite della Federazione Russa continua a lottare per la sua autonomia e indipendenza politica, in Europa si amplia la psicosi collettiva: il timore è l’esplosione di un attacco nucleare. Dopo i bombardamenti intorno alle più pericolose centrali nucleari di Chernobyl e Zaporizhzhia, si impenna la paura di rivivere il disastro del 26 aprile 1986.
La corsa nelle farmacie all’acquisto dello iodio dimostra il terrore dei paesi europei, Italia compresa, all’imprevedibilità di un potenziale conflitto di dimensione planetaria.
Questo lunedì, 7 marzo, si è concluso il terzo round tra le delegazioni di Russia e Ucraina; eppure, anche questa volta “le aspettative non sono state soddisfatte.” Le parole sono state proferite al termine del vertice dal capo negoziatore della Federazione Russa Vladimir Medinsky citato dall’agenzia Tass. L’alto funzionario ha evidenziato l’ennesimo fallimento della via diplomatica, ma non serra la speranza internazionale: se da una parte non c’è spazio per l’illusione di un’immediata conciliazione tra i due paesi in stato di belligeranza, dall’altra parte la diplomazia, nonostante le difficoltà, continuerà e deve continuare, ha precisato l’altro membro della squadra negoziale russa Leonid Slutksy.
Al pari del secondo round di negoziati, le uniche aperture della Russia riguardano le tregue per facilitare le operazioni di soccorso ed evacuazione dei civili. “Piccoli sviluppi positivi”, così li ha definiti il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak con riferimento alla concessione in termini di logistica dei corridoi umanitari per evitare di peggiorare la già drammatica crisi umanitaria sul territorio ucraino. Insieme al sangue e alla violenza di scontri e bombardamenti, avanza inarrestabile anche l’onda di profughi in cerca di rifugio e protezione. L’ondata di civili in fuga continua a bussare anche all‘Italia, nella black list dei Paesi ostili secondo il Cremlino, che da giorni ha lasciato aperte le porte a oltre 17mila persone.
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