Una situazione quella attuale che ha fatto decollare i prezzi di tutte le materie prime, soprattutto quelli dei carburanti che hanno oltrepassato i 2 euro al litro.
L’escalation legata alla guerra è sempre maggiore e tocca tutti i settori dell’economia internazionale senza esclusione di colpi. Sono trascorse quasi 2 settimane da quando la Russia di Putin ha attaccato l’Ucraina nel modo più barbaro possibile.
Le sanzioni che il mondo intero ha però imposto nei suoi confronti hanno al momento avuto solo come effetto collaterale quello di far crollare le borse e svuotare i portafogli dei cittadini sempre più in balia di questa situazione senza precedenti.
Per venire incontro alle richieste pressanti delle persone si sta valutando anche di poter togliere le accise ai carburanti, che più di ogni altra materia prima hanno subito i rincari maggiori per via dei rifornimenti diretti provenienti proprio dalla Russia. Pare però che l’Italia non sia tra quelli che vogliono cambiare le carte in tavola, vediamo invece dove il provvedimento è stato adottato.
Via le accise da benzina e diesel: la decisione è stata approvata
Senza esclusione di colpi la benzina ed il diesel hanno oltrepassato i 2 euro al litro e sono sempre di più i lavoratori che stanno scioperando per vedere riconosciute i loro diritti. Mentre in Italia però la questione accise sembra un ostacolo tutt’altro che superabile, in Irlanda il Ministro delle Finanze e Presidente dell’Eurogruppo, Pascal Donohoe, ha svoltato la situazione.
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Ha infatti annunciato un taglio temporaneo delle accise applicate su benzina e diesel nel suo Paese.
“L’accisa si ridurrà di 20 centesimi per litro di benzina e 15 centesimi per il diesel a partire dalla mezzanotte di stasera (sabato 12 marzo, ndr.). Questo significherà un risparmio di circa 12 euro per un pieno di benzina e 9 euro per il diesel”, ha evidenziato Donohoe in una conferenza pubblica.
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Il Ministro ha anche fatto sapere che “non possiamo proteggere cittadini e imprese dall’intero impatto”. Si tratta però pur sempre una misura cautelativa per venire incontro a cittadini e categorie di lavoratori che proprio su strada hanno improntato il proprio lavoro.
Chissà se anche il nostro Paese prenderà in considerazione questo esempio virtuoso. Intanto il blocco della pesca inizia a farsi sentire, i lavoratori sono sul piede di guerra (metaforicamente parlando) e gli scioperi non accennano a diminuire.