Un atto rivoluzionario in piena diretta televisiva nell’emittente pubblica più seguita del Paese: cosa ci insegna la forza di Marina Ovsyannikova.
Martedì, 15 marzo, un gesto rivoluzionario in diretta televisiva: è stato sufficiente un grido e un cartello di denuncia. Le mani che alzano il foglio bianco sono quelle di Marina Ovsyannikova, giornalista e dipendente di Primo Canale (Channel One), l’emittente televisiva più seguita in termini di copertura nell’immenso territorio della Federazione Russa. Nata da madre russa e padre ucraino, la professionista ha preso coraggio e con un tenace agit-prop ha fatto irruzione nel telegiornale in programma sul palinsesto per gridare il suo dissenso contro i crimini di guerra perpetrati dalla Russia.
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La donna appare alle spalle della collega conduttrice e denuncia la guerra fraticida ordinata da un solo uomo: il presidente russo Vladimir Putin. Le scritte in cirillico sono chiare. Tra le bandiere di Russia e Ucraina emerge una scritta nera di denuncia Остановите войну, не верьте пропаганде, вам брут! Fermate la guerra, non credete alla propaganda, vi stanno mentendo!
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Cosa ci insegna Marina Ovsyannikova sulla storia della Russia e del suo popolo
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Arrestata e multata, la giornalista, 44 anni, è stata dichiarata scomparsa durante la giornata di martedì, 15 marzo. La donna è poi riapparsa nel tribunale Ostankino della capitale russa: stando a quanto riportano le principali fonti internazionali la professionista è stata multata per istigazione alla protesta e al disordine pubblico in più riprese: non solo durante l’irruzione in diretta televisiva, che sarà accertato in un ulteriore processo, ma anche nel video-giustificazione registrato a casa. In aula, privata dei suoi avvocati, la 44enne è stata interrogata per 14 ore e in seguito rilasciata con un’ammenda di 30mila rubli.
Il suo forte messaggio di dissenso contro la propaganda di Stato sarà considerato a parte con riferimento della nuova normativa approvata dalla Duma riguardo al reato penale di denigrazione delle forze armate per cui si rischia una pena fino a 15 anni di carcere. Nel periodo della guerra sporca e disumana, Marina Ovsyannikova ha dimostrato che serve tanto coraggio per l’umanità e per il giornalismo. Il diritto alla libera informazione è l’unica soluzione per togliere le bende della censura e aprire gli occhi sulla realtà effettiva al di fuori della propaganda: solo la verità, il pluralismo, la lotta può portare al cambiamento.
Fonte The Guardian