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Interviste

Alessio Di Cosimo a Yeslife: “Un grande attore mi ha insegnato tanto”

Intervista esclusiva a Alessio Di Cosimo, il regista romano ha appena presentato il suo ultimo cortometraggio: tutti i dettagli

Alessio Di Cosimo (Ufficio stampa)

Direttamente da Roma, il regista Alessio Di Cosimo ha da poco presentato il suo ultimo cortometraggio intitolato Trentacinque- numero provvisorio presso il Nuovo Cinema di Aquila nella Capitale.

Un progetto unico dalle mille sfaccettature, che tocca uno dei temi più importanti di questi ultimi tempi: l’omicidio a sfondo transfobico. Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il  regista che ci ha rivelato più dettagli riguardo al progetto e ad altri lavori.
Locandina cortometraggio Trentacinque- numero provvisorio (Ufficio stampa)

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Alessio quando hai capito che il mondo del cinema sarebbe diventato la tua vita?

Ho iniziato il mio percorso artistico con il teatro, scrivendo e dirigendo commedie nei teatri off di Roma, ma il mio sogno era il cinema. Nel 2013 sono riuscito a fare il salto scrivendo e dirigendo il mio primo cortometraggio; lì ho capito che il cinema era ciò che amavo di più e che mi sarei dovuto impegnare tanto e avrei dovuto studiare tanto per migliorarmi sempre di più.

Il regista è un lavoro curioso e affascinante, qual è il segreto per il successo?

Non credo che ci siano segreti; sicuramente la regia è una forma d’arte che parte da dentro di noi; bisogna avere tante cose da raccontare e portare dentro ad ogni opera. Qualche anno fa ebbi la fortuna di dirigere un grande attore e da giovane regista gli chiesi come potevo riuscire a fare delle belle opere; lui mi rispose che si può fare un lavoro esteticamente bellissimo, con una fotografia e delle inquadrare bellissime, ma se non si trasmette emozione al pubblico non si va da nessuna parte.

Uno dei tuoi progetti preferiti?

Il mio progetto preferito ad oggi è il cortometraggio dal titolo PER SEMPRE con protagonista Lou Castel; è stato un lavoro che mi ha emozionato tantissimo e mi ha portato molta fortuna facendomi vincere premi importanti come il premio speciale ai Nastro d’argento. Ho avuto l’onore di dirigere Lou Castel che aveva all’attivo più di 100 film e venne da Parigi a Roma per girare il corto con me, dietro al ciak a fine riprese mi ha scritto: sei stato una bella sorpresa. È un’esperienza che rimarrà sempre nel mio cuore.

 È in uscita il cortometraggio Trentacinque, numero provvisorio, di cosa si tratta?

Trentacinque parla degli omicidi a sfondo transfobico, abbiamo deciso insieme al regista colombiano Juan Diego Puerta Lopez, con il quale ho scritto e diretto questa opera, di raccontare questo argomento dopo aver letto che in Europa l’Italia era seconda solo alla Turchia per numero di Trans uccise.

Un argomento di un certo spessore, soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo…

Si un argomento duro; abbiamo raccontato una storia puntando un faro sul problema in maniera nuda e cruda, girando tutto il corto senza nessuna battuta degli attori, solo rumori, perché per noi non c’erano parole da aggiungere alla potenza delle immagini.

Riguardo a ciò, cosa pensa sul Ddl zan?

Penso che ogni essere umano debba essere libero di esprimere se stesso, la propria natura, in armonia con chi gli sta attorno.

Passiamo all’Italia chiamò, un progetto post Covid. Una bella responsabilità, si sente soddisfatto del tuo lavoro e se lo immaginava così?

L’Italia Chiamò è un corto che ho scritto appena iniziata la pandemia di Covid19, era marzo 2020, eravamo tutti chiusi in casa e dai balconi si cantava l’inno d’Italia. Pensai che ciò che stavamo vivendo andasse raccontato e così scrissi la storia e la mandai subito per ad Alessandro Haber che avevo conosciuto qualche mese prima ad un festival; pensai subito a lui per interpretare il protagonista. Lo lesse subito e mi disse che ci sarebbe stato volentieri e che una volta finito il lockdown lo avremmo girato. Così fu, girai il corto appena finito il lockdown e non fu facilissimo; eravamo tutti provati dall’esperienza e attenti a seguire tutte le regole anti contagio. Alla fine siamo riusciti a fare un buon lavoro che ci ha portato anche molti premi in giro per i festival, questo è stato bellissimo, poter tornare nei festival in presenza con un corto che raccontava la drammaticità di ciò che avevamo appena vissuto.

Da regista hai mai pensato al cinema o al piccolo schermo con serie TV?

Penso spesso alle serie TV, non ho avuto mai la possibilità di scriverne una ma mi piacerebbe moltissimo.

 Se dovessi essere il regista di una serie TV , quale sarebbe la storia?

Mi piacerebbe molto girare una serie che racconta il mondo del circo. Mi ha sempre affascinato molto, conoscere le storie delle famiglia e della vita dei protagonisti; un mondo che secondo me racchiude delle storie fantastiche vissute girando tutto il mondo.

Alessio Di Cosimo (Ufficio stampa)

Progetti futuri?

Ho appena finito un documentario dal titolo Barber Ring, la storia di un ragazzo, Manuel Ernesti, che da ex pugile campione, con un’ infanzia difficile nelle case popolari di Acilia, decide di cambiare la sua vita e con determinazione diventa un grande imprenditore. Oggi prende  i ragazzi dei quartieri difficili di Roma e gli insegna il suo mestiere e la disciplina dell’arte nobile della boxe, per evitare che prendano strade sbagliate e far sì che possano costruirsi un futuro lavorativo.

BEATRICE MANOCCHIO

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