Intervista esclusiva a Solomia, una ragazza ucraina di ventiquattro anni ospitata nella provincia di Viterbo
Solomia è una ragazza di ventiquattro anni, scappata da Chervonohrad insieme alla piccola Viktoria, sua figlia, arrivata da una ventina di giorni in Italia. Ad ospitarla è un pensionato di Civita Castellana (Viterbo) che l’accoglie come un padre dal 2006, attraverso l’associazione Insieme per Chernobyl ogni estate.
Con gentilezza e gratitudine la giovane ucraina si è rivelata a cuore aperto a noi di Yeslife che le abbiamo fatto qualche domanda inerente alla guerra in atto in Ucraina e alla situazione che il suo popolo sta vivendo.
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Come sei arrivata in Italia?
Ho preparato la valigia e sono arrivata al confine con la Polonia, insieme a mia figlia. Molte macchine stavano al confine ad aspettare e l’attesa era molto lunga, così ho deciso di andare via a piedi. Abbiamo camminato per 55 km, ma non c’eravamo solo noi. Tante persone come me, anziani, genitori con bambini in braccio. Ho visto la gente morire dentro le macchine per il freddo. Abbiamo viaggiato due giorni.
Attualmente sei in contatto con persone che si trovano in Ucraina?
C’è mio fratello insieme alla sua famiglia che vive in un villaggio in montagna e lì sono ancora al sicuro. Però, c’è mia cugina che abita vicino a Leopoli e ho sentito che sta succedendo qualcosa anche da quelle parti. Le città sono bloccate dai carrarmati, non ci sono più case è tutto a fuoco.
Cosa hai raccontato a tua figlia?
Lei ancora non capisce, è stata brava. Non si rende conto, è abituata a venire qua. Durante il viaggio non è mai voluta venire in braccio. E’ già andata all’asilo ed è stata accolta a braccia aperte dagli insegnanti e dagli altri bambini.
Tu cosa facevi in Ucraina?
Avevo finito di studiare, ho frequentato una scuola di ristorazione. Ma non c’è lavoro.
Avevate immaginato che potesse succedere una cosa del genere?
Nessuno pensava che avrebbero attaccato tutta l’Ucraina. Prima avevano detto che avrebbero attaccato il 15 o il 16 febbraio, ma era tutto tranquillo…non stava succedendo niente. Poi con il primo attacco nella notte, tutti hanno iniziato ad avere paura. Sono andata al mercato, le gente era preoccupata, era lì a comprare di tutto. Poi la fila alla banca a prendere i soldi.
Hai qualcuno al fronte?
Sì un amico con cui ero a scuola. Adesso è in ospedale, è stato preso ad un occhio e gli hanno già fatto sette operazioni. Però l’ho sentito e lui ha già detto che vuole tornare a combattere. Ha un bambino piccolo, io gli ho detto di aspettare, ma lui vuole uscire e andare. Ci sono tanti giovani che vengono chiamati e vanno. Ai civili arriva la lettera per partire, anche chi non ha fatto il militare.
Come si stanno comportando i cittadini?
Tutti si sono mobilitati per aiutare i militari, c’è chi cuce le divise, chi prepara da mangiare.
Come si sente adesso sapendo di essere al sicuro?
Qua è meglio, però ho paura perché là c’è la mia famiglia.
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Quanto pensa di rimanere qua?
Qua è meglio, vorrei rimanere qua e trovare lavoro.
BEATRICE MANOCCHIO
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