Omicidio o suicidio? La 63enne triestina ha assunto delle sostanze prima della morte? La risposta è nell’esito degli esami tossicologici.
Ancora mistero sul giallo di Trieste. Il caso sulla morte della povera Liliana Resinovich, 63 anni, è ancora lontano da una risoluzione ufficiale e definitiva. A quasi tre mesi dal rinvenimento del cadavere, la costante assenza di una verità che tarda ad arrivare tiene col fiato sospeso non solo amici stretti e familiari della vittima, ma anche l’intera nazione; dal 14 dicembre scorso incollata allo schermo alla ricerca di una ricostruzione esaustiva sulla scomparsa e successiva morte della donna triestina.
Sono ancora tanti i quesiti orbitanti attorno al caso di Trieste. Il quesito più pressante è sempre lo stesso: il giallo di Liliana Resinovich è un omicidio o un suicidio?
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Dalla scomparsa della donna, il 14 dicembre, al rinvenimento del cadavere, il 5 gennaio, quello di Liliana Resinovich si è sin dall’inizio rivelato un caso freddo di difficile interpretazione. Ancora oggi molti elementi sfuggono alla valutazione degli investigatori. La soluzione del giallo resta ancora un groviglio di dubbio, incertezza e mistero. D’altro canto la ricerca continua spedita. Grandi passi avanti sono stati fatti; seppur silenti, come ha evidenziato il Procuratore capo di Trieste De Nicolo: la Squadra Mobile ha dichiarato progressi nelle attività d’indagine, ma al momento è ancora troppo presto per fare rumore. In attesa della verità, molti dettagli emersi iniziano a dare forma al quadro di Lilly.
Il decesso di Liliana è conseguente a un gesto suicidario o all’intervento di terzi? Nonostante l’ipotesi prevalente sia ancora sbilanciata a favore del suicidio, la teoria dell’omicidio resta la via più verosimile secondo i familiari e gli uomini più vicini a Lilly. In attesa degli esami irripetibili con tamponi sotto le unghie e la bottiglietta semivuota; nonché dell’esito degli esami botanici sotto la suola delle scarpe della vittima, una nuova risposta arriva dall’esito degli esami tossicologici. Accanto all’indizio di un potenziale terzo sospettato, individuato nella lieve traccia genetica nel Dna misto a quello di Liliana, gli ultimi risultati depositati questo lunedì, 21 marzo, sono chiari: prima del decesso la vittima non ha assunto farmaci.
“Alcuna sostanza xenobiotica, né droghe né farmaci.” Pertanto, il quadro investigativo resta, al momento, ancora una volta immutato.
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