Enzo Decaro al Parioli con De Filippo. A YesLife “la gratitudine per Luigi e la presenza scomoda di Troisi”

Questa sera Enzo Decaro debutta con la commedia di Peppino De Filippo, ai nostri microfoni ha parlato di questo spettacolo pieno di significati ed emozioni e non solo

Enzo Decaro
Enzo Decaro (Foto ufficio stampa)

È senza dubbio uno degli attori italiani più amati, dal cinema al teatro fino alla tv. Protagonista di tantissime fiction di successo, Enzo Decaro è tornato in queste settimane sul palco con una tourneé interrotta a causa della pandemia.

Questa sera debutterà al teatro Parioli con Non è vero ma ci credo, commedia di Peppino De Filippo, per la regia di Leo Muscato in una serie di circostanze davvero particolari. Noi di YesLife l’abbiamo raggiunto al telefono e con lui abbiamo parlato di questo spettacolo pieno di significati ed emozioni e della sua lunga e brillante carriera.

È tornato a teatro dopo mesi difficili, come sta vivendo questa sorta di rinascita dell’arte?

Stiamo concludendo adesso la tourneé che si era interrotta nel 2020. Proprio l’altra sera ad Asti il 90% delle persone ha fatto valere lo stesso biglietto che avevano nel 2020, lo hanno conservato e sono venute a teatro, qualcosa di formidabile e significativo della necessità quasi fisiologica per le persone che c’è di ritornare a teatro e reimparare e educarsi di nuovo ad incontrarsi. C’è bisogno di una sorta di fisioterapia dell’anima che sta avvenendo a poco a poco nonostante le difficoltà e le notizie che arrivano in questo periodo. Noi ci accorgiamo che c’è una necessità di ritornare alla bellezza, al teatro, al divertimento e anche al pensiero.

E per lei che sta dall’altra parte com’è? Un rimettersi in marcia dopo lo stop?

È stato molto importante, il teatro non si fa da soli ma si fa con il pubblico ed ogni sera è un’esperienza unica ed irripetibile e quindi ogni sera è stato molto importante ritrovare l’effetto e disponibilità del pubblico soprattutto con un testo così particolare che parte da una situazione tragica ma che grazie all’opera di Peppino De Filippo si ride molto e ci si diverte e credo che un po’ di leggerezza faccia bene a tutti dopo questi anni così pesanti.

Enzo Decaro
Enzo Decaro in scena con la compagnia di Luigi De Filippo (Foto ufficio stampa)

Lei lo ha citato, una commedia di Peppino De Filippo, con la partenza a Roma proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Luigi e al Parioli, suo teatro per tanto tempo, una serie di coincidenze piene di significato?

Chiamiamole per comodità coincidenze ma lo sceneggiatore e orchestratore, devo dire che si è superato. Nessun organizzatore teatrale o ufficio stampa sarebbe riuscito a prevedere la prima dello spettacolo proprio al Parioli nel giorno della scomparsa, dopo 5 anni, di Luigi De Filippo, in quel luogo in cui, molti anni fa abbiamo cominciato insieme a concepire lo spettacolo mantenendo, da una parte il rispetto della tradizione, e dall’altra andando verso l’innovazione di linguaggio, tempi e ritmo. Grazie all’intelligenza artistica di Luigi De Filippo abbiamo potuto fare questo spettacolo, farlo qui, nel suo giorno, è più che commovente, veramente emozionante.

Con che sentimenti ci arriva stasera sul palco?

Questa serata è molto particolare, ha insieme tante cose e credo che si potrebbero riunite tutte nella parola gratitudine, con tutta la compagnia che tra l’altro è composta dagli attori della compagnia di Luigi De Filippo. Essere riusciti a fare uno spettacolo così gratificante e commovente, in questo giorno, dedicato a lui ci permette di ricordarlo, anche nella persona, speciale che era. Lui ci teneva tanto che il teatro di suo padre Peppino tornasse in scena perché rispetto a quello di Eduardo è un po’ meno rappresentato e c’è riuscito. Bravi noi ma di più bravo lui che è riuscito ad avere questa intuizione e noi gliela dedichiamo totalmente.

In mood ricordi, non posso non chiederle di Massimo Troisi, se lo porta sempre un po’ con sé?

È una presenza scomoda il mio Massimo, è un confronto continuo. Un po’ come facevamo noi tre quando inventavamo le scenette e ci chiedevamo se quella cosa potesse piacere a Gaber, Dario Fo, Eduardo confrontandoci con questi geni, io ho questa attitudine da sempre. È uno scomodo privilegio, un’eredità meravigliosa che porto con me confrontandomi sempre un po’ con il suo pensiero che ancora oggi ritengo così importante, valido, alto, equo e senza compromessi.

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Secondo lei cose direbbe Massimo se fosse qui e potesse vedere il mondo del teatro oggi?

Sa qual è la fregatura con Massimo? Che qualsiasi cosa tu pensi lui avrebbe detto “chil ne dicev natra”. Ne avrebbe detto certamente un’altra perché la funzione del poeta, quello che io ritengo lui sia stato, è quella di vedere le stesse cose che noi vediamo in una maniera diversa. Il sollievo che ci sia stato e anche per anni, forse pochi, ma l’importate è che ci sia stato.

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Dal teatro passiamo alla televisione, lei è uno degli attori più amati. È stato protagonista di “Una donna per amico” tra le prime serialità di successo. Da allora cosa è cambiato e come la serialità in tv si è evoluta?

Parliamo del secolo scorso e quando dovevano catalogarla non c’era ancora il nome, non sapevano come chiamarla: film seriale si diceva, la parola fiction non era ancora arrivata e non si sapeva come etichettare questo nuovo genere che non esisteva nella televisione italiana. Fu un esperimento che ha creato nel tempo un indotto e una tradizione. Nel tempo in cui era nato era proprio il meglio del meglio, tra autori, registi ed interpreti che sperimentavano e che sia durato nel tempo è stata una cosa incredibile. Oggi è un po’ diverso, sono cambiate e migliorate tante cose tecniche, altre dal punto di vista del pensiero erano più ricercate e approfondite, ma si sa che la televisione rispecchia i nostri tempi e la società.

Per tutti penso che resterà il marito di Veronica Pivetti in “Provaci ancora prof”, se pensa a quegli anni qual è uno dei ricordi più belli che si porta dietro?

Rido perché poco fa dopo la registrazione negli studi Rai, la cassiera del bar mi ha detto “Mi saluti sua moglie Veronica”. E anche quello, a me che è piaciuto sempre sperimentare, è stato qualcosa di nuovo. Non esisteva la fiction che potesse far sorridere e con Rossella Izzo fu un bell’esperimento. Dalle poche puntate della prima serie ad averne fatte sette di serie in 10 anni è stata una sorpresa per tutti. Lì ho incontrato una persona straordinaria, io sono stato più tempo a letto con Veronica Pivetti che con mia moglie, è stata una stagione bellissima. Anche lei, tra l’altro, è nata il 19 febbraio come Massimo, sono passato da una stagione ad un’altra, con due persone a cui sono affettivamente oltre che artisticamente, molto legato.

Enzo Decaro
Enzo Decaro in una scena di Non è vero ma ci credo (Foto ufficio stampa)

In televisione la vedremo? Cosa l’aspetta?

Adesso finiamo la stagione in teatro e poi vediamo, ho un’anagrafe che prevede di cominciare a fare una cosa per volta quindi vediamo.

FRANCESCA BLOISE

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