Chiusa a Lecce l’inchiesta nei confronti di una madre per tentato omicidio ed occultamento di cadavere: avrebbe provato ad uccidere la figlia neonata e nascosto il cadavere di un altro figlio.
Una macabra vicenda quella registratasi lo scorso 23 luglio a Martano, Lecce. Una donna, a cui ieri è stato notificato il provvedimento di conclusione delle indagini, avrebbe dato alla luce in casa una bimba. Dopodiché avrebbe provato ad ucciderla con un coltello, abbandonando il corpicino in giardino.
Ad accorgersi dell’accaduto il marito. Dopo il dissequestro dell’immobile –però- sarebbe stata scoperta un’altra sconcertante realtà.
La Procura di Lecce ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini alla donna che lo scorso 23 luglio avrebbe tentato di uccidere la figlia neonata. Le ipotesi di reato contestate quelle di tentato omicidio ed occultamento di cadavere.
I fatti, secondo quanto riporta la redazione della Gazzetta del Mezzogiorno, si sarebbero svolti tutti all’interno delle mura domestiche. La donna, in casa, avrebbe dato alla luce la figlia, avrebbe reciso con delle forbici il cordone ombelicale e successivamente avrebbe provato ad ucciderla con delle coltellate sferrate all’altezza della carotide.
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Si sarebbe poi disfatta del corpicino abbandonandolo in giardino. Una scena macabra che si sarebbe trovato dinnanzi agli occhi il marito, il quale avrebbe trovato la coniuge in cucina nel pieno di un’emorragia. Immediata la chiamata ai soccorsi che hanno prestato le loro cure sia alla neo mamma che alla piccola.
Dopo il dissequestro dell’immobile, però, sarebbe emersa un’altra sconcertante verità. Sotto il letto della coppia, giacevano i resti di un altro bambino precedentemente nato. Il piccolo era stato avvolto in un panno di cotone legato con fil di ferro, e poi riposto in una valigia a sua volta chiusa in due sacchi di plastica. A rinvenirli sempre il marito della donna.
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Stando a quanto riporta La Gazzetta del Mezzogiorno, la giovane madre -difesa dall’avvocato Anna Elisa Prete– nei prossimi giorni potrà produrre delle memorie difensive avverso l’atto di conclusione indagini. Per la Procura, però, i dubbi sarebbero pochi: l’indagata avrebbe inequivocabilmente provato ad uccidere la figlia e non vi sarebbe riuscita solo per cause estranee alla sua volontà.
Quanto all’altro bimbo, invece, restano ancora dei punti da chiarire. In primis, bisogna capire se il piccolo fosse morte ancora nel grembo materno o se la donna possa aver avuto un ruolo nel decesso.
All’epoca dei fatti, l’indagata venne sottoposta ai domiciliari– misura ancora oggi in essere e che sta scontando presso l’abitazione di alcuni familiari.
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