Mia Martini è stata una delle voci più belle della musica italiana, ma cosa c’è dietro la sua persona? Il retroscena da brividi
La vita di Mia Martini è stata un continuo susseguirsi di successi professionali e delusioni, dal sorriso alle lacrime, dall’esordio alla morte prematura.
La sua musica, però, ancora oggi è considerata una tra le migliori: emozionante, dal significato profondo e commovente. Peccato che il vero successo per la cantante arrivò soltanto dopo la sua scomparsa. Prima, infatti, fu etichettata come una “che porta jella”. Come mai?
Mia Martini, il motivo della sua etichetta da portatrice di jella
Fu proprio Mia Martini a raccontare l’aneddoto sulla sua etichetta come portatrice di jella. nel corso di un’intervista a Epoca del 1989 dichiarò: “Tutto è cominciato nel 1970. Allora cominciavo ad avere i miei primi successi. Fausto Paddeu, un impresario soprannominato “Ciccio Piper” perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita – spiegò – Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai”.
Poi aggiunse: “E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. “Ciccio Piper” ne approfittò subito per appiccicarmi l’etichetta di porta jella”.
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Ma la delusione più grande arrivò quando un suo caro amico diffuse la voce. “Gianni Boncompagni, era un amico per l’appunto. Una volta fui ospite a Discoring, lui era il regista. Appena entrai in studio sentii Boncompagni che diceva alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out”. Raccontò la Martini.
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C’è chi, però, non ha mai creduto in questo. Tra i tanti anche Biagio Antonaci che riuscì agli esordi a lavorare con lei e rimase estasiato dalla sua bravura e dal talento che in pochi avevano. Non è un caso che il suo disco vendette una miriade di copie, a differenza di tutti quelli che la etichettarono come portatrice di jella.