Conad non ci sta e prende provvedimenti contro una dipendente, per la nota catena di supermercati sono momenti davvero difficili. Scopriamo insieme cosa sta succedendo.
Quello che vi stiamo per raccontare è uno degli eventi più incresciosi mai accaduti sul posto di lavoro negli ultimi anni. Nell’occhio del ciclone ci è finita la nota catena di supermercati Conad, presente sul territorio italiano dal 1962.
La serietà dell’azienda Conad è ben nota, da anni opera in Italia offrendo a milioni di clienti un servizio sempre impeccabile. Il rapporto qualità/prezzo dei prodotti commercializzati hanno fatto si che il Consorzio Nazionale Dettagliante potesse espatriare anche all’estero ed allargare in modo considerevole gli investimenti. Purtroppo la nota catena di supermercati si è trovata coinvolta in un increscioso scandalo che ha creato non pochi rumors in rete.
Conad nella bufera, cosa succede a Pescara?
L’incredibile vicenda riguarda un assorbente gettato al di fuori dell’apposito cestino nel bagno delle donne, il tutto è successo al Conad Superstore di Pescara dove la direttrice-titolare aveva dato di matto per il gesto poco ecologico.
A chiarire la vicenda è la Filcams-Cgil e sotto accusa c’è un audio WhatsApp inviato nel gruppo dei capireparto nel quale si sente chiaramente la responsabile affermare: “Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io”.
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Una frase decisamente poco carina e dalla quale i vertici Conad hanno preso le distanze oltre a seri provvedimenti contro la direttrice-titolare. In una nota diffusa dal Consorzio è possibile apprendere: “Non possiamo accettare un comportamento come quello che, purtroppo, abbiamo potuto accertare nel punto vendita in questione. Di conseguenza abbiamo deciso di procedere, come previsto dal nostro regolamento, alla risoluzione del contratto di affitto d’azienda. Daremo in ogni caso continuità alle attività del punto vendita garantendo il servizio ai clienti e il lavoro ai collaboratori”.
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Purtroppo nell’audio incriminato è possibile ascoltare anche minacce e ripercussioni contro chi ha commesso il fattaccio. Un momento di ira gestito nel peggiore dei modi da parte della direttrice-titolare che ha pagato cara la sua poca diplomazia.