Sale a sette il bilancio degli oligarchi russi deceduti in circostanze misteriose: l’ultima vittima è l’ex manager di Lukoil Oil Company.
Un altro oligarca russo morto in circostanze misteriose. La vittima è Alexander Subbotin, ex dirigente della compagnia petrolifera russa Lukoil Oil Company. Scomparso all’età di 43 anni, l’alto funzionario sarebbe deceduto per intossicazione da veleno di rospo. A riportare la notizia è la nota agenzia di stampa russa Tass questo mercoledì 11 maggio.
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Un’altra scomparsa improvvisa e inspiegabile: l’ultimo dei sette oligarchi morti in circostanze misteriose è Alexander Subbotin. Stando a quanto si apprende dalla fonte ufficiale, il miliardario è morto per avvelenamento, stroncato dal veleno di rospo. Si tratta del settimo oligarca russo scomparso dall’inizio del conflitto in Ucraina.
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Veleno di rospo usato come “rimedio anti sbornia”
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Secondo quanto riportano i principali media internazionali, l’ex manager Alexander Subbotin avrebbe assunto veleno di rospo come rimedio dopo una serata alcolica. Stando ai primi elementi, l’alto funzionario avrebbe fatto visita visita a una coppia di sciamani che conosceva da diversi anni e di cui si fidava. Il gruppo risiedeva nel villaggio di Ul’yankovo, nell’oblast’ (dipartimento) di Mosca. Secondo quanto precisa The Moscow Times, la vittima si sarebbe fatta incidere una lieve lesione sulla pelle per poi farsi iniettare qualche goccia per far sparirei i postumi di una serata fin troppo allegra. L’aiuto, tutt’altro che certificato, prevedeva l’iniezione del veleno di rospo. La notizia trova conferma nella fonte della Tass.
Dall’iniezione ai primi sintomi. All’inizio la nausea; poi il vomito, ma Alexander Subbotin sembrò subito riprendersi. Dopo una breve pausa, le sue condizioni peggiorarono rapidamente. Nonostante i lancinanti dolori al petto dell’oligarca, lo sciamano non chiamò il servizio di emergenza locale e decise di somministrargli un tranquillante. Alexander Subbotin, 43 anni, morì nella cantina poche ore dopo. Il decesso è stato provocato con alta probabilità da un infarto; ma si tratta di una prima ipotesi: l’inchiesta prosegue per ulteriori accertamenti sul caso.
La morte dell’oligarca Alexander Subbotin non sorprende se si guarda alla lunga lista di decessi di oligarchi nell’ultimo periodo; tutti scomparsi in circostanze misteriose. Oggi è il 78° giorno dall’esplosione del conflitto e dall’avvio dell’operazione speciale (Специальная военная операция) ordinata dal presidente del Cremlino Vladimir Putin si contano ben 7 oligarchi deceduti, di cui 5 legati all’azienda energetica russa Gazprom. Tra questi, Leonid Shulman, Alexander Tyulyakov e Vladislav Avaev, tutti ex dirigenti del gigante Gazprom, si sarebbero suicidati nell’arco di tre mesi. La pista prevalente è quella del suicidio o suicidio-omicidio, ma la caratteristica più inquietante è la costante che lega tutte le sparizioni: le circostanze altamente improbabili.
Da fine gennaio sono morti tutti uomini d’affari o manager legati al colosso russo attorno a cui orbita la ricchezza di Mosca. Sette morti in circostanze misteriose da fine gennaio. Tra gli ultimi a essere scomparso c’è Andrei Krukowski, 37 anni e manager di un residence turistico alpino; morto “precipitato da una scogliera” a Sochi. Anche per questo caso la tesi prevalente è quella del suicidio. Difatti, molti esperti e oppositori del leader della Federazione Russa Vladimir Putin denunciano omicidi dissimulati da parte dei vertici del Cremlino.