Ecco perché “Le Otto Montagne” è un film sull’amicizia e sull’ascolto più profondi. Tutto sul nuovo viaggio con Alessandro Borghi e Luca Marinelli.
“Non pensavo di trovare un amico come Bruno nella vita, né che l’amicizia fosse un luogo dove metti le tue radici e che resta ad aspettarti“. Tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega nel 2017, “Le Otto Montagne” è un film in cui amicizia e ascolto si fondono in “un’atmosfera d’amore gigantesca“, spiega uno dei suoi protagonisti in diretta dal red carpet.
Con regia e sceneggiatura di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch questo “filmato romanzo di formazione“, dall’accurata realizzazione italo-belga-francese, promette molto di più in questo 2022 del grande ritorno sul grande schermo della coppia di attori romani formata da Alessandro Borghi e Luca Marinelli.
Presentata, discussa e già caldamente applaudita alla 75esima edizione del “Festival Di Cannes“, la nuova pellicola è approdata il secondo giorno in Costa Azzurra con grande regia. Per fare il suo esordio, di fronte alla critica internazionale, e porre non banali ma necessari spunti di riflessione.
Di cosa parla davvero “Le Otto Montagne”? Il nuovo film con Alessandro Borghi e Luca Marinelli
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I due protagonisti, come in qualche modo anche i suoi due interpreti, sono amici di una vita. Destinati qui a rincontrarsi e a rimettersi in gioco. Per Bruno e Pietro, la montagna è parte integrante del loro essere quanto del loro sentire. E per tal ragione diviene la perfetta metafora, nonché il luogo fisico ideale, per rappresentare e dare vita al loro faticoso viaggio di scoperta interiore.
Come scalare una montagna, dunque, ripercorrere le tappe di una profonda amicizia, ha lasciato ai due attori un’esperienza intensa di conoscenza che porteranno sempre nel loro bagaglio emotivo.
“Sentire di avere una grande libertà“, racconta pertanto l’interprete dell’ultima pellicola dei Manetti Bros, “è stata una cosa bellissima“. “Non è scontato“, spiega a sua volta Borghi, tutt’ora impegnato nella serie televisiva “Diavoli” d’altrettanto triplice matrice culturale. L’attore ricorda: alcuni temi, come in questo caso la fiducia, possono talvolta risultare ambigui da trattare. Ma, grazie ad alcune fondamentali premesse, in questo caso: la soluzione è stata raggiungibile.
“A volte“, infatti, “quando pensi che una persona si stia fidando di te, magari non lo sta facendo completamente“. Alla base di ciò, continua uno dei due protagonisti di “Non Essere Cattivo” (ultima opera del regista Claudio Caligari), non vi è cattiveria. Piuttosto si tratta, intrinsecamente dell’essere umano.
La troupe, il set, le amicizie e la regia avrebbero inoltre creato tra loro un clima oltremodo favorevole. Si è infatti parlato a tal proposito di sconfinata libertà, poiché si è voluto privilegiare, durante le riprese, il “rapporto con l’essere umano“, raccontano i due attori.
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Rapporto che, secondo Borghi in questa scalata, è stato davvero vitale per la compiuta realizzazione del progetto. “E’ legato alla loro intelligenza“, ha poi confessato sul finale il nato sotto il segno della Vergine.