A quasi sette anni dall’omicidio di Chiara Poggi in quel di Garlasco, parla per la prima volta il colpevole, condannato a 16 anni di reclusione.
Uno dei casi di cronaca nera di grande frequenza mediatica, a livello nazionale è senz’altro l’efferato omicidio ai danni della 26 enne, Chiara Poggi, classe 1981 di Vigevano.
Tra filmati, documenti e dichiarazioni sui giornali si è cercato di far luce su ciò che accadde realmente quel 13 Agosto 2007, giorno dell’omicidio.
Chiara, ragazza dalle forti ambizioni e impiegata di prestigio con una laurea in Economia era a casa da sola mentre i genitori e il fratello, in vacanza.
Prima del ‘bagno’ di sangue sul pavimento della villa, sita a Garlasco, in Via Pascoli, la ricostruzione degli inquirenti non aveva gettato le basi su altri presunti ospiti, presenti quel giorno sul luogo del delitto. E dunque identità diverse da quella del fidanzato, Alberto Stasi (laureato alla Bocconi di Milano), studente modello e con una futura aspirazione da commercialista.
Alberto finì in manette il 24 Settembre 2007 e vi rimase per soli quattro giorni prima di essere assolto per mancanza di prove effettive e forte di quel sangue già asciutto sul pavimento, al momento del suo arrivo.
Nel frattempo, la ricostruzione approfondita dei “Ris” e del comparto di Polizia Scientifica pavese non ha prodotto altri risultati, idonei ad incastrare identità diverse al di fuori di Alberto.
Tuttavia il caso di cui ancora si parla in tv ha approfondito ulteriormente le sue radici, concentrando l’attenzione sulle scarpe del giovane laureato, al momento del suo arrivo in villa.
Quel giorno, Alberto indossava un paio di calzature immacolate (e probabilmente sostituite), senza una traccia di sangue. Proprio quest’ultimo dettaglio fu giudicato dagli inquirenti il capo espiatorio, sulla base del quale Stasi poteva ritenersi nuovamente colpevole dei fatti.
Ciò che scaturisce dal nuovo report, associato all’incompatibilità del racconto del difensore dell’incriminato, il 17 Dicembre 2014, Alberto viene condannato a 16 anni di carcere.
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A sette anni dalla definitiva condanna a 24 anni di reclusione, ad Alberto Stasi, fidanzato di Chiara Poggi, vittima dell’omicidio del 13 Agosto 2007 viene concessa la possibilità di esprimersi ed espletare la sua versione dei fatti.
“Sei stato tu ad uccidere Chiara?” esordisce a freddo il giornalista, inviato de “Le Iene” in carcere a Bollate, ivi Alberto è recluso. La risposta dell’interrogato, preso di mira con tanto di giudizio in veste di ‘Psicopatico‘ sulla pagina social della trasmissione, che ha condiviso il video dell’intervista, spiazza letteralmente tutti.
Alberto è ancora convinto che all’interno dell’appartamento erano presenti troppe impronte di sangue tra carabinieri e familiari di Chiara Poggi, per poter giudicare questo elemento, una condanna definitiva a suo discapito.
L’intervista ha poi toccato diversi temi legati a perizie e sentenze che si sono intercorse in questi quindici lunghi anni, con tanto di giudizio ritenuto “inadeguato” da parte dell’interrogato e sintomo di un’ingiustizia, associata ad un’incompetenza di fondo di chi opera nei settori giurisprudenziali italiani.
E’ questa dunque la versione dei fatti di Alberto Stasi, assolto in “Primo Grado” e poi in “Appello” dalla Corte di Cassazione nel lontano 2007, per poi essere re-incriminato per l’omicidio della fidanzata, a detta sua, senza prove oggettive, tali da giustificare una condanna in carcere.
Chissà se le parole di Alberto verranno prese in esame dagli inquirenti, disposti eventualmente a riaprire un caso ormai chiuso, tra i più ‘gialli’ e misteriosi del Belpaese?
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Nonostante le parole del colpevole, gli italiani si schierano dalla parte di Chiara, con la speranza, in tutta questa storia, di veder trionfare la giustizia, sempre e comunque.
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