Passati più di quindici anni dal caso che destò sospetti e tutt’ora è irrisolto, spuntano nuovi indizi sui quali indagare. La polizia ha affidato le ricerche ad un noto genetista.
Era il 1996 quando Nada Cella fu uccisa nello studio del commercialista Marco Soracco, dove lavorava. Nello stabile di Via Marsala 14 a Chiavari, la ragazza di 25 anni lavorava da 5 anni come segretaria del dottore commercialista. Un caso irrisolto tutt’ora ma che si riapre a seguito di un ritrovamento eccezionale.
Sul suo corpo privo di vita furono ritrovati tre tipi di lesioni: alcune causate probabilmente da pugni o calci; altre da corpo contundente, probabilmente legato all’utilizzo dell’arma del delitto, verosimilmente un posacenere o un ferma carte. Il delitto Cella o delitto di Via Marsala rimase quindi fermo per anni dopo che il dott. Soracco la trovò agonizzante ma ancora viva al suo arrivo nello studio. Le indagini che non portarono a nessun risultato furono alterate da diversi fattori: le pulizie della moglie del commercialista che pulì vani e ingresso dal sangue della vittima, la posizione della barella dei soccorritori.
Rimane una donna indagata: le indagini affidate al genetista che si occupò del caso Gambirasio
La polizia scientifica non trovò altri indizi utili sul luogo del delitto e non ha mai compreso la dinamica dell’incidente. Ma ora il caso si è riaperto a seguito di un’incredibile ritrovamento da parte dei familiari della vittima. E’ stata la madre di Nada Cella ad avvisare la polizia.
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Le indagini così sembrano prendere un nuovo indirizzo grazie al ritrovamento della borsetta della giovane segretaria. Nella soffitta della casa di famiglia situata ad Alpepiana, frazione del Comune di Rezzoaglio, nella città di Genova, la madre di Nada ha ritrovato la borsetta che la giovane aveva con sè il giorno in cui fu uccisa.
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Una prova già nota agli inquirenti che però hanno affidato ulteriori indagini sul reperto ad un noto genetista. Con le nuove tecniche investigative, la borsetta è sotto indagine del genetista Gaetano Giardina, lo stesso che scoprì l’assassino di Yara Gambirasio.