Il conflitto russo-ucraino alimenta progressivamente la preoccupazione internazionale circa la potenziale crisi alimentare globale.
Russia e Ucraina rappresentano oggi il 30% delle esportazioni del grano nel mondo. Dopo oltre 109 giorni di conflitto, la scintilla di guerra, scoppiata nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022, resta accesa sul territorio ucraino con abbagli di violenze, crimini, corpi e una costante pioggia ordigni nel Donbass e nelle aree più strategiche del Paese.
Il presidente ucraino implora soccorso all’Occidente attraverso l’invio di armi; la Russia continua l’offensiva seminando morte e distruzione. Mentre l’esercito dell’Ucraina vede perdere la prima linea a causa dell’assenza di armamenti, le forze russe continuano a devastare il Paese: l’ultimo aggiornamento riferisce la distruzione di due dei tre ponti che conducono a Severodonetsk; ad annunciarlo è il capo dell’amministrazione militare regionale del Lugansk, Sergiy Gaidai.
Conflitto russo-ucraino: la questione del grano
Russia e Ucraina rappresentano oggi il primo e il quarto esportatore di grano nel mondo. Se la sola Ucraina fornisce all’incirca la metà del commercio internazionale di semi e olio di girasole, entrambi i Paesi rappresentano la cesta di grano per eccellenza dell’Europa; per tale motivo lo scoppio del conflitto sta sensibilmente aumentando la preoccupazione internazionale con riferimento alla tanto temuta questione del grano. La scintilla di guerra ha letteralmente bloccato le esportazioni ucraine e russe, con conseguente inflazione su prodotti alimentari come olio di girasole e cereali, registrando un’impennata maggiore rispetto all’impennata stimata durante le primavere arabe del 2011 e le rivolte alimentari del 2008.
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Secondo i dati rilasciati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), nel mondo si contano da 8 a 13 milioni di persone ad alto rischio di denutrizione. Le prospettive rivelate dal segretario generale dell’Onu non sono altrettanto rosee: in futuro si prospetta un vero “vortice di carestie“, specialmente nei paesi africani, maggiori beneficiari del grano esportato dai due paesi
Stando a quanto riporta Al Jazeera, la Russia sta alimentando la crisi, paralizzando l’esportazione di cereali attraverso il blocco di circa 20/25 milioni di tonnellate di grano nei porti ucraini sul Mar Nero, in particolare quello di Odessa; se la situazione resta in stallo “in autunno la cifra potrebbe aumentare fino a 70-75 milioni di tonnellate“, ha asserito il presidente Volodymyr Zelensky.
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La scorsa settimana il leader del Cremlino Vladimir Putin ha accennato al ripristino delle esportazioni del grano attraverso i porti ucraini di Mariupol e Berdyansk e, in cooperazione con la Turchia, ha assicurato di creare corridoi sicuri dai porti del Mar Nero ancora sotto il controllo ucraino, in particolare quello di Odessa. Temendo l’ennesimo attacco alla città portuale, Kiev ha respinto il piano russo-turco, invitando l’Occidente a sostenere l’esercito con le armi e con le navi della NATO nel Mar Nero.
Di fronte al fallimento della mediazione russo-ucraina, Kiev ha intavolato con la Polonia e i paesi baltici nuovi progetti di esportazione del grano attraverso il sistema ferroviario.