Un altro tassello sta per aggiungersi nella modifica delle abitudini di spesa degli italiani, sempre più spinti a usare metodi tracciabili di pagamento, sfavorendo i contanti. Cosa sta per accadere
Per evitare l’evasione fiscale o il riciclaggio di denaro sporco, il governo italiano è in linea con gli altri Paesi europei nel portare avanti un’aspra lotta contro il denaro contante. Si stanno mettendo in atto delle misure importanti per scoraggiare questo tipo di pagamento a favore di alternative elettroniche, tutte assolutamente tracciabili.
Dal primo gennaio del corrente anno, ad esempio, è stato abbassato il limite della somma dei pagamenti effettuabili in contanti. É possibile scambiare solo fino a 999,99 euro in denaro sonante. Per avere un’idea del percorso fatto fino ad ora in tal senso, considerate che vent’anni fa, durante il governo Berlusconi, le transazioni ammissibili potevano ammontare addirittura fino a 12.500 euro. Poco più di un decennio dopo, nel 2016 (governo Renzi) la cifra era già ridotta a 3mila euro. Nel 2021 potevamo scambiare fino a 1999,99 euro in cash.
Pos e pagamenti elettronici: cosa cambierà dal prossimo 30 giugno
Si registra, inoltre, il trend della diminuzione del numero degli sportelli bancomat, arrivati a 38.836 sul nostro territorio nel 2020, a fronte di 39.506 dell’anno precedente. Anche in questo caso il motivo è limitare il prelievo del contante e favorire pagamenti digitali.
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Gli esercenti italiani hanno a disposizione ancora una settimana per adeguarsi alle nuove norme dettate dal governo centrale.
Dal prossimo 30 giugno, infatti, assisteremo a una vera e propria rivoluzione: tutti coloro che gestiscono un’attività (sia essa di stampo commerciale o professionale) avranno l’obbligo di garantire ai propri utenti e clienti il pagamento tramite POS, ossia un terminale di scambio di moneta elettronica mediante la carta di credito, la carta di debito o la carta prepagata.
A stabilirlo è stato Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri, emesso il 13 aprile.
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Non si sfugge: la sanzione per chi non si adeguerà in tempo sarà onerosa. L’esercente dovrà pagare una somma pari ad un importo fisso di 30 euro più il 4% del valore dell’operazione rifiutata.