Intervista esclusiva a Costanzo Del Pinto, il giovane cantante ha raccontato alcuni momenti della sua vita professionale
Costanzo Del Pinto, classe 1992, si definisce cantautore pop rock, polistrumentista. Da tutti conosciuto per aver partecipato ad una delle edizioni di “Amici” di Maria De Filippi. Fin da piccolo la musica lo ha accompagnato nel suo percorso di vita ed oggi è quella passione che lo rende invincibile.
Costanzo, partiamo dall’esordio: Amici…
In realtà ancor prima di “Amici”, mi sono imbattuto in un’avventura internazionale, uscendone vincitore, è da lì che è cominciata la mia carriera artistica. Precisamente in Russia. Nel 2012, dopo alcuni anni di concerti in Italia, festival e trasmissioni per piccole emittenti, il mio amico (allora anche produttore) Antonello Carozza mi ha aiutato a guardare oltre, precisamente dall’altra parte del mondo. Antonello conosceva bene la rete artistica russa, avendo partecipato e vinto varie kermesse come cantante. Mi ha proposto di incidere un EP (Destinazione: Via) con 2 inediti e una cover e di partire per La Russia!
“Amici”, è cominciato alla fine dello stesso anno, dove dopo il successo in Russia, Ucraina e Lettonia, la redazione di Roma sembrava aver tenuto conto di tutto questo. Ne vado estremamente fiero.
Cosa ha rappresentato per te quell’esperienza?
Un’esperienza che ha stravolto la mia vita, nonostante fossi cresciuto tanto dall’altra parte del mondo, ero comunque un ragazzo semplice, umile ma anche molto immaturo per comprendere certe dinamiche. Non ho vinto quell’edizione, ma le devo tanta visibilità, e crescita umana, artistica e professionale.
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Maria De Filippi è considerata la regina della TV, tu cosa pensi al riguardo?
Una persona estremamente intelligente. Quando si parla con lei, non ci si annoia mai. Mi ha aperto gli occhi tante volte con i nostri discorsi, mi ascoltava. Ma lo sappiamo entrambi, volevo solo fare musica, come ogni 20enne appassionato sul serio.
Un aneddoto su di lei?
Una volta mi spinse a tirar fuori le unghie quando c’era da discutere tra colleghi, durante le puntate. Detto così non ha senso, ma sorrido perché ricordo il modo stizzito con cui me lo disse. Allora non avevo capito che la musica è una cosa e la Televisione è giustamente un’altra. Non usavo ancora la mia attuale teoria: “Competition are for horses, not for artists”.
Passiamo al tour con Dodi battaglia, qual è il ricordo che porterai sempre con te?
Di tutta la strada percorsa con Dodi, 6 anni ormai, non dimenticherò mai il 1° giugno 2018, il giorno del suo compleanno, ma anche dei suoi 50 anni di carriera. C’erano tutti! È stato qualcosa di memorabile. Conoscere tutti gli artisti e cantare per tutta la sera e oltre (senza coprifuoco!) è un ricordo indelebile.
È uscito il brano Senti che storia, che tipo di canzone è?
Un canto d’amore che racconta l’immagine di una linea sottile tra orgoglio e amor proprio. Accompagnato da una ballata pop vecchio stampo, come piace a me.
Com’è nato il testo?
Il testo nasce dall’esigenza di trasmettere il concetto della differenza tra orgoglio e affetto. Un testo così si scrive quando si è consapevoli di voler bene ad una persona a prescindere da come siano andate le cose.
Con la pandemia il tuo settore è stato costretto a fermarsi, cosa ti senti di dire al riguardo?
Stava per partire un progetto che avevo coltivato per 4 anni, durante il tour con Dodi Battaglia. Tutto pianificato nei dettagli, ero carico come non lo ero mai stato prima. Pensai tra me e me: “Cosa può rovinare una cosa così bella? La fine del mondo?” Ho passato la prima parte del lockdown riposandomi psicofisicamente, devo essere sincero. Sono passato dal fare 20.000 km solo nel mese di agosto, a rimanere chiuso in casa a tempo indeterminato. Volevo a tutti i costi distogliere l’attenzione da ciò che avevo appena perso, una grande occasione. Ho sfruttato le mura di casa per ritrovarmi con me stesso, scrivendo nuovi brani. Il momento più brutto è stato dopo, quando tutto il settore dello spettacolo, come anche gli altri, hanno realizzato che non c’erano più aspettative, e che la normalità diventava sempre più un punto di vista. Ma oggi ci credo, di nuovo. Sono qui e sto ripartendo insieme a tutto il mondo.
L’augurio per questo anno appena iniziato?
Bisogna crederci, è l’unico modo per volersi bene. Il mondo ha passato momenti peggiori. Come diceva qualcuno a me caro “Torneremo a riveder le stelle”.
Progetti futuri?
È già pronto il secondo singolo che anticipa il nuovo album, di cui vi parlerò prossimamente.
BEATRICE MANOCCHIO
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